L’ultimo saluto alla leggenda Charlie Watts
Il profilo ufficiale dei Rolling Stones ha salutato Charlie Watts con una sua foto apparentemente lontanissima dall’iconografia del gruppo. Il leggendario batterista, scomparso ieri a ottant’anni, è ritratto vestito di tutto punto, in giacca e cravatta.
| Evidenza
L’ultimo saluto alla leggenda Charlie Watts
Il profilo ufficiale dei Rolling Stones ha salutato Charlie Watts con una sua foto apparentemente lontanissima dall’iconografia del gruppo. Il leggendario batterista, scomparso ieri a ottant’anni, è ritratto vestito di tutto punto, in giacca e cravatta.
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L’ultimo saluto alla leggenda Charlie Watts
Il profilo ufficiale dei Rolling Stones ha salutato Charlie Watts con una sua foto apparentemente lontanissima dall’iconografia del gruppo. Il leggendario batterista, scomparso ieri a ottant’anni, è ritratto vestito di tutto punto, in giacca e cravatta.
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Il profilo ufficiale dei Rolling Stones ha salutato Charlie Watts con una sua foto apparentemente lontanissima dall’iconografia del gruppo. Il leggendario batterista, scomparso ieri a ottant’anni, è ritratto vestito di tutto punto, in giacca e cravatta.
L’espressione è quella che lo ho accompagnato per una vita in giro con la band più longeva e influente (anche se qui si aprono inevitabili confronti e pareri discordanti) del rock.
Charlie Watts, del resto, non aveva mai nascosto di voler essere la spalla ritmica dell’anima degli Stones, fornendo il ritmo a Mick e Keith, a cui cedere volentieri l’eterna disputa su chi fosse il frontman più dirompente, immaginifico ed esagerato. Lui se ne stava sullo sfondo, con la sua batteria anni ‘60 senza kit, con quattro tamburi come si usava una volta. Faceva il suo mestiere, dava corpo agli Stones e studiava jazz. La vera, grande passione di una vita.
Per sua esplicita ammissione, non gli interessavano i virtuosismi da megaconcerto live, che lasciava senza fare una piega ai suoi amici, compreso l’altro ‘altro’ degli Stones, Bill Wyman.
Agli assolo pirotecnici, ha contrapposto decenni di applicazione in generi musicali lontani anni luce dal rock che lo ha reso parte di una leggenda.
Ha dato l’idea di essersi molto divertito – anche alle spalle di chi lo considerava un batterista mediocre – in un modo che poteva essere solo estremamente diverso da quello di compagni di avventura sin troppo ingombranti. Piuttosto che provare a star loro dietro, meglio osservarli con quell’aria un po’ così, il mezzo sorriso perennemente stampato sul volto e la testa leggermente inclinata. Incuriosito da che cosa potessero ancora combinare a pochi metri da lui.
Lo ricordiamo tutti, in pieno Lockdown, durante un’esibizione degli Stones ciascuno da casa propria: Charlie manco si era messo alla batteria, limitandosi a simulare, con le bacchette che suonavano il nulla.
Ci era sembrato un omaggio bellissimo alla musica, in un momento di sconvolgente silenzio.
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