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Gino strada

Gino Strada, il missionario di un’idea

Il comune sentire fra fedi

Gino Strada, il missionario di un’idea

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Gino Strada, il missionario di un’idea

Il comune sentire fra fedi
Il comune sentire fra fedi
Mentre tutti con il naso in su guardavamo le stelle cadenti nelle notti magiche dell’agosto post-Covid, qui in terra si spegneva una ‘stella’ che aveva aperto e illuminato territori carichi di dolore e di moribondi. Il cuore lo aveva tradito. Perfino il suo cognome, quasi profetico, era carico di significati e aveva anticipato l’intero suo programma di vita. Si chiamava Gino Strada. Con Emergency aveva seminato speranze e ospedali nei luoghi più rischiosi, più minacciati, più dimenticati dal mondo dei cosiddetti ‘normali’. Perché Gino normale non lo è mai stato, mentre secondo altri – me compreso – fu lui che tentò di rendere un po’ meno sfortunata quella enorme fetta di mondo alla quale abbiamo schifosamente appioppato lo pseudonimo di “Terzo Mondo”, ben sapendo che trattassi non di mondo ma di terre vittime di sfruttamenti, di abusi barbarici e di interessi internazionali, impensabili, indefinibili. Strada è vissuto tra questi ‘esseri’, correndo da un Continente all’altro. I telegiornali e i giornali per un paio di giorni si sono riempiti dei panegirici degli amici di Strada. L’Italia, sia per i panegirici come per i dibattiti pomeridiani, non è seconda a nessuno. Ma in questo caso, l’unico vero panegirico l’ha fatto la figlia Cecilia con poche parole: «È morto papà. Io sono in mezzo al Mediterraneo per tentare di salvare un centinaio di cosiddetti ‘profughi’. Mi comporto così perché papà e mamma mi hanno insegnato questa strada. E così farò». Nel frattempo, i grandi amici di papà forse si sono dimenticati di dire che Cecilia sta conducendo un’azione illegale. Più della metà dei nostri politici non solo rinnega quanto lei insieme ad altri sta facendo ma, come è già accaduto, sta scomodando la giustizia e la magistratura. È normale che per i cosiddetti ‘normali’ arrivino prima i nostri concittadini, quelli con la pelle bianca. A Ferragosto, poi, mentre l’Italia intera è al mare o sui monti, governo compreso, può morire Gino, i talebani possono conquistare il mondo e ad Haiti possono scatenarsi gli uragani e i terremoti più potenti di una guerra, ma a interessare di più sono i Green Pass e i no-vax. In Italia i veri eroi non sono quelli che rischiano la vita per salvare donne e bambini, ma coloro che hanno il coraggio di non vaccinarsi. Finisco domandandomi come possa l’Italia essere il Paese di Strada e di Salvini, di Lamorgese e di Meloni. C’era una volta il principio di non contraddizione, ma in Italia sembra non esista più nemmeno quello!

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