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“Noi ucraini vogliamo essere europei”, parla Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv – IL VIDEO

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“Noi ucraini vogliamo essere europei, costruire un Paese democratico. Putin invece non lo vuole”. Le parole di Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv

Vitalij Klyčko

“Noi ucraini vogliamo essere europei”, parla Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv – IL VIDEO

“Noi ucraini vogliamo essere europei, costruire un Paese democratico. Putin invece non lo vuole”. Le parole di Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv

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“Noi ucraini vogliamo essere europei”, parla Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv – IL VIDEO

“Noi ucraini vogliamo essere europei, costruire un Paese democratico. Putin invece non lo vuole”. Le parole di Vitalij Klyčko, sindaco di Kyiv

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Kyiv – Vitalij Klyčko sovrasta tutti i presenti nel suo ufficio di sindaco di Kyiv anche stando seduto sulla sedia. Alza la sua mano gigantesca, quella con cui ha vinto decine di incontri di pugilato quando era in vetta alle classifiche mondiali: «Tutte le mie cinque dita sono forti. Ma se le stringo in un pugno sono più forti. Lo stesso dobbiamo fare noi ucraini e noi europei». La metafora sportiva colpisce, l’immagine non potrebbe essere più chiara.

Da atleta a sindaco il passo è lungo e Klyčko ne è consapevole: «All’inizio non sapevo come rispondere alle paure dei cittadini per i costanti attacchi russi. È mio compito dare alle persone la possibilità di vivere una vita normale. A volte non riesco, è naturale. A chi è stanco dico di andare in un ospedale, in visita ai giovani militari rimasti senza gambe o braccia, a quel punto capiscono». I numeri che fornisce sono impietosi: tra aprile e maggio 2022 la popolazione di Kyiv era scesa a circa 800mila persone. La parità demografica è tornata soltanto da pochi mesi e ora in città ci sono di nuovo circa tre milioni di ucraini. Che però, nell’ultimo anno, hanno passato un intero mese delle loro vite rintanati nei rifugi.

La sua presenza incute timore ma il suo sorriso è di quelli che rassicurano. Anche quando uno dei presenti, il senatore Ivan Scalfarotto (in visita istituzionale insieme alla presidente del Consiglio comunale di Milano Elena Buscemi e al consigliere Gianmaria Radice), azzarda: «Se l’Ucraina perde, l’Europa intera è finita». «Molti politici non lo capiscono» risponde Klyčko. «Noi vogliamo essere europei, costruire un Paese democratico. Putin invece non lo vuole. E non soltanto qui in Ucraina. Non lo vuole nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, in Slovacchia, in Repubblica Ceca. Perfino in Germania».

La democrazia va però costruita dal basso, dal popolo e dalle sue interazioni con la classe dirigente eletta. E le elezioni sono il cuore del pensiero di Vitalij Klyčko, che non nasconde le sue critiche all’attuale governo. «La tensione tra poteri centrali e locali c’è sempre stata e sempre ci sarà. Ora cerchiamo di metterla da parte per il bene comune, ma non posso non domandarmi perché oltre 400 sindaci, molto amati dai loro concittadini, non possano verificare il proprio gradimento con il voto popolare. È vero, siamo in guerra. Ma la democrazia è fatta di fiducia, che è un bene prezioso e non scontato. Quando una persona ti vota una volta si fida di te, la seconda ti conosce, la terza ti sceglie».

La critica a Zelensky, pur velata dai toni pacati, è evidente: «Vogliamo le elezioni, anche a costo di perdere: sarebbe una bella prova di democrazia, di integrazione europea». Poi alza gli occhi e li punta sulla collina fuori dalla sua finestra all’ultimo piano del grande palazzo comunale. Lì c’è la residenza di Zelensky: «Ma loro non sono pronti». Una frase che sa molto di candidatura. Non è un mistero che, dopo la cacciata del popolarissimo generale Zalužnyj, il sindaco di Kyiv sia il principale contendente alla carica presidenziale.

La città appare come un faro di speranza per l’intero Paese, pur martoriata da allarmi e bombardamenti: «Il momento più difficile per me è stato l’estate scorsa. Un missile ha centrato il cortile di un edificio e sono morte 15 persone. Tra loro, quattro bambini. Quando ho visto i loro corpicini ho capito di essere del tutto impotente. Posso impegnarmi, ma da solo non riuscirò a fermare questa guerra». Eppure la sua vittoria l’ha già ottenuta: una città sempre pulita, con tutti i servizi efficienti e ordinati, la gente che passeggia sorridente tra mille negozi grazie al suo sindaco gigante che ora sogna di salire ancora più in alto.

di Claudia Burgio e Umberto Cascone

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