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Gabriel García Márquez

Gabriel García Márquez, partendo dalla nonna per arrivare a Macondo

Sei anni prima che Gabriel García Márquez morisse, Gerald Martin pubblicò quel “Gabriel García Márquez: A Life” che è la biografia definitiva dello scrittore

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Gabriel García Márquez, partendo dalla nonna per arrivare a Macondo

Sei anni prima che Gabriel García Márquez morisse, Gerald Martin pubblicò quel “Gabriel García Márquez: A Life” che è la biografia definitiva dello scrittore

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Gabriel García Márquez, partendo dalla nonna per arrivare a Macondo

Sei anni prima che Gabriel García Márquez morisse, Gerald Martin pubblicò quel “Gabriel García Márquez: A Life” che è la biografia definitiva dello scrittore

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Sei anni prima che Gabriel García Márquez morisse, Gerald Martin pubblicò quel “Gabriel García Márquez: A Life” che è la biografia definitiva dello scrittore

Sei anni prima che Gabriel García Márquez morisse, Gerald Martin pubblicò quel “Gabriel García Márquez: A Life” che è la biografia definitiva dello scrittore, uscita in italiano tre anni dopo. Fra l’altro rivela che fu Franz Kafka a far nascere la vocazione di scrittore di Gabo, quando lesse “La metamorfosi” nella traduzione di Jorge Luis Borges e decise che sua nonna parlava esattamente come Gregor Samsa.

Confermava quanto già intuito da Francesco Varanini nel 1998 nel suo “Viaggio letterario in America Latina”, quando aveva spiegato che Gabriel García Márquez diventò l’icona del boom latino-americano essenzialmente perché corrispondeva allo stereotipo che del latino-americano si aveva in Europa e in Nord America, ma in realtà i suoi modelli erano europei e statunitensi. In particolare, Martin spiegava che Gabo ha sempre odiato Miguel Ángel Asturias, considerato il creatore del realismo magico in America Latina; che si è formato come scrittore ignorando del tutto la letteratura colombiana a lui antecedente. Kafka a parte, è “Il vecchio e il mare” di Hemingway a cui si ispira chiaramente quel “Racconto di un naufrago” che lanciò la fama del García Márquez giornalista. Ma come spirito anche “Nessuno scrive al colonnello”, in cui si fondono “Umberto D.” di Vittorio De Sica e la storia di suo nonno. E sempre suo nonno dà origine a “Cent’anni di solitudine”, assieme a “Il Gattopardo” e ai libri di William Faulkner.

Ma adesso che a dieci anni dalla sua morte i suoi figli hanno voluto pubblicare il libro postumo “Ci vediamo in agosto”, saltano fuori altri miti insospettabili. Su tutti, Dracula. Sembra che in ogni Questionario Proust, quando gli veniva chiesto quali fossero i suoi eroi letterari preferiti, Gabriel García Márquez lo menzionasse sempre, assieme a Gargantua e a Edmond Dantés. Il primo appare nell’opera completa di François Rabelais che un personaggio di “Cent’anni di solitudine” porta con sé da Macondo a Parigi. Il secondo è protagonista de “Il conte di Montecristo”, romanzo che García Márquez descrisse come una tecnica perfetta davanti a Bill Clinton e Carlos Fuentes durante una cena offerta da William Styron a Martha’s Vineyard.

Dei tre, il famoso vampiro era in realtà l’unico che conosceva prima di imparare a leggere. Ad Aracataca, quando era soltanto un bambino affidato alle cure dei nonni, suo fratello Luis Enrique gli aveva raccontato di un film in cui un conte era devoto al sangue umano. Del vampiro si parlò nuovamente un paio d’anni dopo, quando la famiglia si trasferì in una casa in stile gotico a Barranquilla e la madre dichiarò sgomenta di essersi stabilita nel castello del conte Dracula. In realtà l’autore colombiano non lesse il romanzo di Bram Stoker fino all’età di cinquant’anni. Ma poi ne rimase talmente entusiasta che ne comprò una copia per regalarla a Fidel Castro, a cui vennero gli incubi.

Anche Ana Magdalena Bach, la protagonista del romanzo postumo, legge Dracula e ne parla con fervore. Non solo, peraltro. C’è tutta una lista di libri che Ana legge e che corrispondono appunto ai miti di Gabo: “Il vecchio e il mare”, appunto, ma anche “Lazarillo de Tormes”, “Lo straniero”, “L’antologia della letteratura fantastica” di Borges, Adolfo Bioy Casares y Silvina Ocampo, “Il giorno dei trifidi”, “Le cronache marziane”, “Il ministero della paura” di Graham Greene e “Il diario dell’anno di peste” di Daniel Defoe.

di Maurizio Stefanini

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