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Gianni Giansanti

Gianni Giansanti e il celebre scatto negli anni di piombo

Gianni Giansanti scattò un’immagine considerata fra le 100 più importanti della storia della fotografia: il corpo di Aldo Moro ritrovato nel portabagagli della Renault 4 rossa
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Gianni Giansanti e il celebre scatto negli anni di piombo

Gianni Giansanti scattò un’immagine considerata fra le 100 più importanti della storia della fotografia: il corpo di Aldo Moro ritrovato nel portabagagli della Renault 4 rossa
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Gianni Giansanti e il celebre scatto negli anni di piombo

Gianni Giansanti scattò un’immagine considerata fra le 100 più importanti della storia della fotografia: il corpo di Aldo Moro ritrovato nel portabagagli della Renault 4 rossa
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Gianni Giansanti scattò un’immagine considerata fra le 100 più importanti della storia della fotografia: il corpo di Aldo Moro ritrovato nel portabagagli della Renault 4 rossa
Quando Gianni Giansanti morì nel 2005, a soli 52 anni, fu un lutto per tutto il mondo della fotografia italiana e non solo. Aveva cominciato la sua carriera di photoreporter a 21 anni e soltanto un anno dopo scattò un’immagine considerata fra le 100 più importanti della storia della fotografia: il corpo di Aldo Moro ritrovato nel portabagagli della Renault 4 rossa dopo 55 giorni di prigionia nelle mani delle Brigate Rosse. Con un pensiero a Maria Fida Moro, morta pochi giorni fa, rievochiamo quel terribile momento. Era il 9 maggio 1978. «Quel giorno, verso le dodici e mezza, stazionavo davanti alla sede della Democrazia cristiana» raccontò Giansanti, anni dopo, ad alcuni amici nella sua casa di Trastevere. «A un certo punto vedo uscire dal portone di Piazza del Gesù due, tre poliziotti in borghese che salgono su una macchina, sgommano e si dirigono a tutta velocità verso Largo Argentina. Li seguo in moto. In Corso Vittorio Emanuele II la pattuglia inchioda, rigira, torna in Largo Argentina, quindi si dirige in via delle Botteghe Oscure. E lì si ferma. Arrivano i celerini che bloccano via Michelangelo Caetani. Cordone, non si passa». Giansanti si accorse che l’altro ingresso della strada non era stato ancora sbarrato, allora riprese la moto e arrivò appena in tempo per infilarsi nel primo portone aperto, salire al primo piano ed entrare in un appartamento sporgendosi da una finestra. In quella accanto c’erano già altri colleghi. La strada cominciò a riempirsi di agenti. Vi era una grande confusione, ma capì subito che al centro dell’attenzione c’era una Renault 4 rossa. Sentì un annuncio per radio: «Ci arriva in questo istante la notizia che il corpo dell’onorevole Moro è stato ritrovato in via Caetani». Dalla strada un poliziotto vide il photoreporter e gli puntò contro la pistola, ordinandogli di scendere e di consegnargli i rullini, ma lui si ritirò subito dalla finestra e continuò a seguire la scena dal riflesso sul vetro. Giansanti aveva con sé una sola macchina e tre obiettivi fra cui un teleobbiettivo, molto prezioso e determinante in quanto era l’unico ad averlo. Improvvisamente il padrone di casa, spaventato, lo cacciò. Lui allora uscì dall’abitazione e salì sul tetto del palazzo, da dove vide che arrivavano gli artificieri perché temevano che i brigatisti avessero minato la macchina. Decise così di tornare al primo piano e, approfittando della confusione assoluta, rientrò nella casa di prima. Il proprietario neanche se ne accorse. Usando il teleobbiettivo aveva come l’impressione di trovarsi a pochi centimetri dalla scena. Dopo che gli artificieri ebbero squarciato il portellone, il medico legale tolse una coperta e scoprì il cadavere di Aldo Moro. Giansanti fece in tempo a scattare le ultime immagini, per poi fare una corsa folle al laboratorio. Pochi minuti e si trovava già all’“Associated Press” per offrire le sue immagini in bianco e nero. Fu poi la volta della redazione romana di “Time”, dove presentò le sue foto a colori e ottenne immediatamente la copertina. Di sera tardi, a casa, lo chiamò l’importante agenzia Gamma per proporgli un contratto, che ovviamente accettò. In piena notte arrivò un aereo privato per far arrivare a Parigi i negativi alle sette della mattina seguente. Gianni Giansanti in seguito otterrà il primo premio del World Press Photo per uno stupendo scatto di papa Wojtyla, cui seguirono tanti altri riconoscimenti per i suoi servizi in tutto il mondo nonché per i ritratti di personaggi famosi, anche dello sport. Resta però inarrivabile il contributo che seppe dare per testimoniare la notte della Repubblica. di Roberto Vignoli

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