Ottant’anni fa nasceva il microonde
Ottant’anni fa la nascita del microonde, una rivoluzione nata con una barretta di cioccolato sciolta
Ottant’anni fa nasceva il microonde
Ottant’anni fa la nascita del microonde, una rivoluzione nata con una barretta di cioccolato sciolta
Ottant’anni fa nasceva il microonde
Ottant’anni fa la nascita del microonde, una rivoluzione nata con una barretta di cioccolato sciolta
Certe rivoluzioni non iniziano con moti di piazza o discorsi solenni. A volte iniziano con una barretta di cioccolato che si scioglie nella tasca giusta.
È il 1945. La guerra è finita e il mondo cerca di trasformare la tecnologia bellica in strumenti per la vita quotidiana. Nei laboratori della Raytheon, azienda statunitense che aveva perfezionato i radar, lavora Percy Spencer, genio autodidatta senza laurea ma con una curiosità inesauribile. Nato in una famiglia povera del Maine, aveva iniziato a lavorare da bambino e imparato da solo la scienza che gli altri studiavano sui libri. Un giorno, mentre sperimenta con un magnetron (un particolare diodo che trasforma l’energia elettrica in microonde), nota che la barretta di cioccolato che ha in tasca si scioglie. Non c’è calore, non ci sono stufe. Solo microonde. La sua mente allora collega i puntini: se si scioglie il cioccolato, forse si cuocerà il cibo.
Partono gli esperimenti. Con i popcorn funziona alla perfezione, con un uovo un po’ meno, visto che esplode in faccia a un collega. Ma la scoperta è fatta: le microonde cuociono. Così nel corso del 1945 Raytheon deposita il brevetto. Due anni dopo nascerà il primo forno a microonde: il Radarange. Alto quanto un frigorifero, pesa 340 chili, ha consumi enormi e un prezzo di 5mila dollari: più un mostro da laboratorio che un elettrodomestico casalingo. Per anni resta confinato nelle mense e nelle cucine industriali: la gente non è pronta a ‘bombardare’ il cibo con onde invisibili. Nel 1955 arriva un modello domestico, ma troppo caro e ingombrante. Solo negli anni Settanta, grazie alla miniaturizzazione dei componenti elettronici e a un deciso abbassamento dei prezzi, il microonde inizia a diffondersi davvero.
Il vero boom arriva però negli anni Ottanta, quando l’America abbraccia la vita veloce e risparmiare tempo diventa un valore culturale. Nel 1986 un quarto delle famiglie statunitensi ne possiede uno; dieci anni dopo è più diffuso del tostapane. Per la prima volta nella storia, cucinare diventa un’attività che si può comprimere in pochi minuti, senza rinunciare del tutto alla varietà del cibo.
E qui entra in gioco anche l’impatto sociale. Il microonde diventa il compagno perfetto dei piatti surgelati, dei pranzi-lampo in ufficio, delle famiglie con poco tempo, con intere linee di prodotti pensate su misura. Si riduce il tempo ai fornelli e cambia il rapporto con la cucina: meno rituale, più funzionale, specchio di una società che vuole concentrare il tempo libero su altre attività. C’è chi lo vede come un nemico della tradizione gastronomica e chi, invece, come il simbolo di una nuova libertà domestica. Non a caso in Europa e in Asia, dove la cucina è parte centrale dell’identità culturale, il microonde ha impiegato anni per conquistarsi un posto stabile. Ma negli anni Novanta, con l’esplosione del cibo pronto e la diffusione globale della cultura fast-food, il forno a microonde diventa un alleato indispensabile, cambiando il modo di vivere la quotidianità.
E Percy Spencer? Non divenne miliardario né un volto da copertina. Continuò a lavorare per Raytheon, accumulò oltre 300 brevetti e morì nel 1970, senza vedere fino in fondo quanto la sua intuizione avrebbe cambiato il mondo. Oggi il microonde è ovunque. Non giudica cosa ci metti dentro: può essere una lasagna gourmet o una pizza surgelata da preparare al volo alle due di notte. Lui accende la sua lucina, cuoce e tace. E dietro quell’oggetto quotidiano c’è la storia di un uomo curioso, di una tavoletta di cioccolato sciolta al momento giusto e di un’intuizione che, silenziosamente, ha cambiato il nostro modo di cucinare e di vivere. Una piccola scintilla che ha trasformato il ritmo stesso delle nostre giornate.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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