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B.C. e l’ultimo degli Apteryx

La striscia di Hart, pietra miliare dell’umorismo paradossale, continua grazie all’opera dei suoi nipoti.
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B.C. e l’ultimo degli Apteryx

La striscia di Hart, pietra miliare dell’umorismo paradossale, continua grazie all’opera dei suoi nipoti.
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B.C. e l’ultimo degli Apteryx

La striscia di Hart, pietra miliare dell’umorismo paradossale, continua grazie all’opera dei suoi nipoti.
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La striscia di Hart, pietra miliare dell’umorismo paradossale, continua grazie all’opera dei suoi nipoti.
L’Apteryx è un uccello privo di ali e con piume lanuginose: brutto e inabile alla fuga dai predatori, è praticamente estinto. Ma nel mondo che questo sfortunato non-uccello abita nessuno è perfetto: la striscia che ne ospita l’ultimo esemplare, titolata “B.C.” in quanto acronimo di Before Christ (avanti Cristo), è stata ideata da Johnny Hart proprio come un continuo carosello di personaggi irresistibili perché contraddittori. Da B.C., protagonista eponimo del fumetto, a Wiley, cavernicolo dedito alla stesura di un dizionario fin troppo onesto, Hart dardeggia pensieri fulminanti accoppiando uscite geniali a ingenuità abissali che costringono l’aspettativa del lettore a subire un costante contropiede. I trogloditi che ne popolano le pagine sono infatti dotati di una brillantezza pari solo alla loro ingenuità, dimostrando come ogni umana interazione si trovi a pochi passi di distanza dal suo capovolgimento nell’assurdo e nel paradossale. Così scopriamo come Thor, amico di B.C., sia il primo a inventare la ruota e come la migliori subito rendendola quadrata così da non perderla se rotola via; nell’ultima iterazione, infine, ne rileva la forma finale: triangolare, in modo da sobbalzare su un angolo in meno. Questo tipo di pensiero laterale è il vero leitmotiv della serie e l’impiego efficace di questa formula narrativa con uomini, donne, animali e persino un dio – il grande Zot! – la accompagna sin dalla sua prima pubblicazione sul “New York Herald Tribune” il 17 febbraio 1958. D’altronde anche l’introduzione della striscia in Italia fu alquanto paradossale: le avventure preistoriche di B.C. e dei suoi amici arrivano nello Stivale come appendice dei romanzi di fantascienza che la famosa collana “Urania” della Mondadori pubblica negli anni Sessanta. Carlo Fruttero, il curatore della serie, decide di volerlo in coda ai romanzi di Asimov, Heinlein o Dick, forse per anticipare la possibile noia della lettura ininterrotta di così tanta narrativa di genere o più semplicemente perché si sbellica nel leggere le strisce. L’iniziativa incontra il favore del pubblico probabilmente non perché le avventure dei personaggi siano un adattamento in salsa arcaica della nostra società – come nel caso dei “Flintstones” – quanto piuttosto perché l’ambientazione risulta molto efficace come leva per estraniare il pubblico e predisporlo ad accettare situazioni inverosimili. Il successo è addirittura tale che nel 1965 è incluso – scandalo all’epoca per un ‘semplice’ fumetto – nella collana letteraria “Nuovi scrittori stranieri” della Mondadori perché, come spiega la nota editoriale, «un narratore che usa le strisce invece dei paragrafi, che disegna i suoi personaggi invece di descriverli, non può essere ignorato per un puntiglio meramente formale», e sarà solo la prima delle raccolte che in Italia gli verranno tributate. Il narratore grafico Hart ci ha lasciati a 76 anni nel 2007, fino all’ultimo istante con la matita in mano intento a disegnare le strisce di “B.C.” sul suo tavolo da lavoro. Per sua volontà, quelle stesse strisce continuano ancora ora grazie ai suoi nipoti, Mick e Mason Mastroianni, che pubblicano le nuove avventure dei personaggi in piena continuità con quelle dello zio e lasciando i fan sicuri del fatto che finché personaggi come Thor potranno vegliare sul futuro dell’umanità le ‘magnifiche sorti e progressive’ saranno assicurate. di Camillo Bosco

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