A salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani
Sorpresa: a salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani. Demolendo quel luogo comune che li vuole lontani dalla lettura (che non sia quella degli smartphone). Lo dimostrano i numeri dell’ultimo Salone internazionale del libro di Torino
A salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani
Sorpresa: a salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani. Demolendo quel luogo comune che li vuole lontani dalla lettura (che non sia quella degli smartphone). Lo dimostrano i numeri dell’ultimo Salone internazionale del libro di Torino
A salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani
Sorpresa: a salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani. Demolendo quel luogo comune che li vuole lontani dalla lettura (che non sia quella degli smartphone). Lo dimostrano i numeri dell’ultimo Salone internazionale del libro di Torino
Sorpresa: a salvare il mondo dell’editoria saranno i giovani. Demolendo quel luogo comune che li vuole lontani dalla lettura (che non sia quella degli smartphone), i numeri dell’ultimo Salone internazionale del libro di Torino declinano una realtà assai diversa. Ma andiamo con ordine.
Nel primo trimestre di quest’anno la curva negativa nella vendita dei libri è stata del -3,4%. Un dato che arriva dalla perdita secca di 800mila volumi, per 12 milioni di euro. Ad aggiungere benzina a questo fuoco lo sconfortante dato che arriva dal Meridione. Dove c’è oltre il 30% delle librerie in meno rispetto al resto del Paese. Senza contare che alcuni editori hanno smantellato del tutto la loro rete di distribuzione nel Sud e nelle isole. Eppure il Paese – per quanto riguarda i libri – potrebbe essere salvato dai giovani se si consolidasse la tendenza registrata appunto in questo primo trimestre. I dati ci dicono infatti che rispetto alla media della popolazione dei lettori – che è del 66% (72% donne, 60% uomini) – la percentuale più alta (72%) è rappresentata dalla fascia di età fra i 15 e i 35 anni.
La flessione generale dei libri di carta è speculare alla crescita degli smartphone e degli audiolibri. Questi ultimi registrano un balzo significativo passando dall’8 al 23%, mentre le app educative flettono dal 34 al 26%. All’interno del gran calderone dell’editoria italiana un posto di rilievo è occupato dal libro rivolto all’età scolare. In questo settore, nel primo trimestre dell’anno si sono registrate vendite per quasi 277 milioni di euro. Con una flessione dello 0,4% rispetto al 2024 (in relazione tuttavia a un calo demografico del 3,8%). Si è sempre sostenuto – a ragione – che per far crescere i lettori sia fondamentale l’abitudine alla frequentazione del libro (non soltanto scolastico). Fin dall’età delle scuole primarie. E su questo punto è incoraggiante il dato relativo ai genitori che leggono insieme ai figli: siamo al 58%.
Oltremodo positivo il capitolo biblioteche. La loro capacità di offrire una gamma culturale ormai tanto vasta da cancellare la vecchia immagine del solo prestito dei libri si è tradotta in numeri che disegnano una curva positiva. Nel 2024 le biblioteche pubbliche (che ormai hanno sezione dedicata alla prima infanzia, con programmi mirati di attività ludiche ed educative) sono state frequentate dal 20% dei 4-6enni contro il 4% del 2023. Dal 37% dei 7-9enni (14% nel 2023). E dal 46% dei 10-14enni (21% nel 2023). Le biblioteche scolastiche – su cui si concentra da 10 anni l’iniziativa dell’Associazione italiana editori per i giovani chiamata “#ioleggoperché” – sono state frequentate nel 2024 dal 37% dei 4-6enni (erano il 33% nel 2023). Dal 56% dei 7-9enni (49% nel 2023). E dal 63% dei 10-14enni (53% nel 2023).
Posto che demonizzare quelle distrazioni seduttive rappresentate dai social è – al di là di tutto – un esercizio inutile. L’offerta culturale sarà tanto più efficace quanto più capace di attrarre con forme innovative. Non a caso diverse case editrici stanno rinnovando i loro cataloghi focalizzando l’attenzione su una comunicazione più attrattiva. La tendenza è quella di allinearsi a quella società dell’immagine (e dello spettacolo) che deve usare ora più che mai la forma per promuovere la sostanza. La ricaduta economica di una migliore offerta editoriale si tradurrebbe in numeri positivi non soltanto per le case editrici ma anche per l’intera economia di un Paese che ha (e deve avere) nella cultura e nella formazione dei giovani il suo cardine principale.
di Pino Casamassima
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche