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Le origini nebulose e contraddittorie di Vedova Nera

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Come ogni spia che si rispetti, anche la Vedova Nera della Marvel Comics ha delle origini nebulose e contraddittorie

Le origini nebulose e contraddittorie di Vedova Nera

Come ogni spia che si rispetti, anche la Vedova Nera della Marvel Comics ha delle origini nebulose e contraddittorie

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Le origini nebulose e contraddittorie di Vedova Nera

Come ogni spia che si rispetti, anche la Vedova Nera della Marvel Comics ha delle origini nebulose e contraddittorie

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Come ogni spia che si rispetti, anche la Vedova Nera della Marvel Comics ha delle origini nebulose e contraddittorie. Il personaggio di Natasha Romanoff debutta nel 1964 sul cinquantaduesimo numero di “Tales of Suspense”, agendo come nemica di Iron Man. Un’assassina sovietica in tubino nero e boa di struzzo, che usa il suo sinuoso braccio guantato per ordinare al suo sgherro di attaccare Tony Stark.

In questa sua prima incarnazione si tratta di una seduttrice a scopo politico, come le adepte della mitologica “Scuola Statale 4” sovietica a Kazan. Sarà la sua seconda apparizione a renderla una vera supercattiva. L’anno dopo il Kgb le fornisce una tuta incappucciata e ornata di tele di ragno per lottare ad armi pari coi capitalisti. Sebbene sia una missione a cui acconsente soltanto perché costretta. Così affronta i Vendicatori, innamorandosi però del supereroe Occhio di Falco. Nel 1966 è già pronta dunque a cambiare lato della cortina di ferro per amore, divenendo così per i russi una rinnegata.

Tuttavia Natasha Romanoff, il cui vero nome (nella realtà dei fumetti) è Natalia Alianovna Romanova, non è stata la prima Vedova Nera della casa editrice. Nel 1940 una seducente Claire Voyant, calembour assai kitch su clairvoyant (chiaroveggente), appare sulla quarta antologia “Mystic Comics”. La Marvel è chiamata Timely Comics. Gli Stati Uniti non sono ancora entrati nella Seconda guerra mondiale. E i fumetti raggiungono le edicole statunitensi a un ritmo forsennato che predilige la quantità rispetto alla qualità. Lo sceneggiatore George Kapitan è uno degli uomini coinvolti in questa catena di montaggio fumettistica che tenta di offrire sempre nuovi supereroi a un pubblico di lettori ancora molto giovane.

Questa versione di Vedova Nera/Claire Voyant esisterà per appena cinque storie, dalle cinque alle otto pagine l’una. Kapitan la caratterizza come una antieroina devota a Satana che immola al suo padrone ultraterreno le anime degli uomini che riesce a uccidere. “Mystic Comics” è infatti una pubblicazione di genere all’interno di un altro genere, cioè una incursione del pulp orrorifico nel contesto dei fumetti supereroistici. Un’eccessiva specializzazione che si è rivelata troppo di nicchia per attrarre abbastanza lettori da generare una continuità di pubblicazione, anche se il concept di un personaggio ispirato al velenoso artropode mediterraneo è rimasto nei corridoi della casa editrice.

La riedizione degli anni Sessanta è però una caratterizzazione del tutto nuova, aggiornata alle suggestioni dei tempi. Se Claire Voyant era una medium assassina, Natasha è un agente russo che decide di abbandonare il Patto di Varsavia per abbracciare il sistema capitalista. Il suo costume attuale, una tuta attillata che richiama le caratteristiche del ragno con scelte meno naïf, arriva soltanto nel 1970. Rispetto a quella sviluppata dal disegnatore Don Heck per una storia scritta da Stan Lee e Don Rico, la nuova mise è decisamente minimal. John Romita padre disegna una ‘divisa’ semplicemente nera, senza ulteriori segni ragneschi che potrebbero portare a collegamenti impropri con Spider-Man e sublima il veleno ragnesco in un’arma da portare al polso. La classica mini pistola simile alla Makarov completa poi il design definitivo della nuova Vedova Nera, che guadagnerà un palcoscenico davvero globale alcuni decenni dopo grazie all’interpretazione cinematografica di Scarlett Johansson.

di Camillo Bosco

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