La nuova ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza spalanca le porte al turismo. Dal’1 marzo, infatti, gli arrivi dai Paesi extraeuropei avranno le stesse regole vigenti per i Paesi Europei: l’ingresso in Italia sarà consentito con green pass base, dato dal certificato di vaccinazione, da quello di guarigione o da test negativo.
Liberi dal tampone tutti i vaccinati, indipendentemente dal Paese di provenienza, ma soprattutto liberi dalla quarantena – vero ostacolo a qualunque forma di turismo – mentre dovranno necessariamente presentare un test negativo tutti i visitatori non vaccinati o vaccinati con farmaci ancora non riconosciuti dall’Ema (Agenzia europea per i medicinali), come Sputnik. Un passo in più sicuramente utile, considerando anche l’aumento delle bollette. Osservando gli ultimi dati infatti, gli imprenditori italiani pagheranno il doppio rispetto ai vicini francesi. Il 2022 sarà l’anno della svolta per il turismo, anche grazie al grande ritorno dell’ondata tedesca per cui l’Italia resta una delle mete mediterranee preferite (attualmente Berlino è la più grande Fiera del mondo del settore turistico). L’ultimo sondaggio della Foundation for Future Issues di Amburgo ha rilevato che il 57% dei tedeschi quest’anno andrà in vacanza (+30% rispetto al 2021), molti dei quali ambiscono a visitare il Belpaese.
Un buon punto di partenza ma guardiamo in faccia la realtà: nel 2021 in Italia 4.116 imprese del turismo hanno cessato di lavorare, il dato peggiore negli ultimi 5 anni. A tal proposito il Governo ha deciso di introdurre nuovi incentivi, attraverso un credito di imposta, che permetterà agli albergatori di recuperare l’80% delle spese sostenute per i lavori di riqualificazione effettuati tra il 7 novembre 2021 e il 31 dicembre 2024. In aggiunta, anche un contributo a fondo perduto del 50% per attività svolte nel periodo precedentemente citato, fino ad un massimo di € 40.000. Questo perché la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero pesa. Prova del fatto che quando i tempi si fanno duri non essere indipendenti costa caro.
di Claudia Burgio
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