Agli albori di ogni decennio la musica dà inequivocabili segnali di trasformazioni stilistiche, di novità talvolta persino rivoluzionarie. È accaduto dagli anni Cinquanta fino alla fine del secolo scorso.
Oggi è più difficile identificare un flusso nuovo che in qualche modo sia indicatore di un cambiamento. La tendenza che più di ogni altra sembra profilarsi è quella del recupero dei classici, della ricerca d’archivio, della rilettura di eventi che hanno cambiato il destino della storia.
Aprono le danze i Beatles che, da qui a fine novembre, tornano a invadere il mercato della musica, del cinema, della tv, dell’editoria. In ordine: il 12 ottobre esce il film “The Beatles Get Back”, un progetto di lunga data che sintetizza le sessioni dell’album “Let It Be”, corredate da alcune chicche inedite, estrapolando da 120 ore di registrazione audio e 55 ore di riprese video i momenti più significativi delle loro ultime giornate in sala di incisione.
Il 25 e il 27 novembre va in onda su Disney+ una docu-serie di 3 puntate, definite una sorta di Grande Fratello che spia gli umori dei quattro poco prima dell’inevitabile separazione. Insomma un ritorno in grande stile, in qualche modo anticipato dal documentario “McCartney 3, 2, 1” nel quale Paul ascolta i classici del gruppo con lo stupore del fan al cospetto di un produttore eccellente come Rick Rubin.
I Rolling Stones rispondono a loro modo, cioè obbedendo a un principio sancito da un critico inglese quasi 60 anni fa: «Andate a vedere i Beatles con le fette di salame sugli occhi e i Rolling con i tappi nelle orecchie». Così Jagger e soci, alla vigilia della pubblicazione di un nuovo album, sono tornati in concerto negli Stati Uniti dove riempiono gli stadi. Questi arzilli satanassi del rock non li ha fermati nemmeno l’addio dello storico batterista Charlie Watts, per il quale si pensa di organizzare una grande celebrazione a Londra a fine tournée.
Più o meno lo stesso discorso vale per i Genesis. Sono una quarantina le date già tutte esaurite. Certo, fa un po’ male vedere Phil Collins costretto dagli acciacchi a esibirsi su una sedia a rotelle in un clima di triste celebrazione del suo glorioso passato. La macchina della nostalgia comunque funziona replicando musiche, immagini ed emozioni imparate a memoria.
E il Boss, dopo aver tenuto per due anni concerti da solo in un teatro di Broadway, ha riconvocato la E Street Band, per affrontare un ennesimo viaggio insieme.
E quando quest’onda di ritorno al passato sarà esaurita che cosa accadrà? Nulla che il tempo non abbia già scritto e che noi non abbiamo già vissuto. Ma che forse, nel vuoto pneumatico dei giorni nostri, sarà eccitante riassaporare.
Di Fabio Santini
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