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L’intelligenza artificiale diventa regista e gli esseri umani restano in sala

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Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema è ora più rovente che mai. E numerose sono le polemiche

Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale diventa regista e gli esseri umani restano in sala

Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema è ora più rovente che mai. E numerose sono le polemiche

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L’intelligenza artificiale diventa regista e gli esseri umani restano in sala

Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema è ora più rovente che mai. E numerose sono le polemiche

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Il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema è più rovente che mai. Parzialmente oscurate dal caso di Karla Sofía Gascón (l’attrice trans di “Emilia Pérez” nella bufera per alcuni tweet razzisti postati tra il 2016 e il 2021), le polemiche hanno colpito anche i recenti premi Oscar. Due gli episodi nel mirino. La modifica delle performance canore nel già citato “Emilia Pérez”. E l’intervento sui dialoghi in lingua ungherese tra Adrien Brody e Felicity Jones in “The Brutalist”. La percezione diffusa all’interno dell’industria cinematografica è che il progresso tecnologico rappresenti una minaccia sia per i posti di lavoro che per la componente artistica. Tra le celebrità è ormai diventata di moda la politica della tolleranza zero. Mentre alcuni distributori hanno deciso di apporre l’etichetta “No AI” sui loro film.

L’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale

Ma c’è chi crede nell’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale, un mezzo a basso costo per dare spazio alle storie ingiustamente ignorate dai produttori pavidi e tirchi. Parliamo della casa di produzione Staircase Studios AI di Pouya Shahbazian. Conosciuto per aver fatto parte del team che ha portato nelle sale la saga di “Divergent”. Il produttore ha annunciato la realizzazione di film con un budget inferiore ai 500mila dollari sfruttando le potenzialità dell’AI. E garantendo la qualità dei grandi studios. L’obiettivo è di produrre circa 30 opere nell’arco di tre o quattro anni, contando sull’appoggio di imprenditori del calibro di Kenneth Lerer (cofondatore di “The Huffington Post” e attualmente managing director emeritus della società di venture capital Lerer Hippeau) e Aryeh Bourkoff (ceo di LionTree), senza sottovalutare il contributo di consulenti come Lorenzo Di Bonaventura (producer di “Transformers” e “GI Joe”).

Il primo progetto realizzato è “The Woman With Red Hair”. Diretto da Brett Stuart, il film racconta la storia vera della giovane olandese Johanna Schaft, che abbandonò il college per unirsi alla Resistenza durante la Seconda guerra mondiale. La sceneggiatura è firmata da Michael Schatz, mentre i personaggi sono stati creati da Teddy Newton, che vanta un passato nel mondo Pixar. Tra gli attori che hanno dato voce ai personaggi ci sono Maya-Nika Bewley, Leander Vyvey (“Vikings: Valhalla”), Angus Castle-Doughty (“Shadow & Bone”) e Geoffrey Breton (“The Crown”). Il secondo film che verrà realizzato dalla casa di produzione di Shahbazian sarà “Every Living Creature”, un thriller diretto da Bernie Su (“Artificial”) e scritto da J. R. Arellano (“Flicka 2”). Ma non solo: la Staircase Studios AI si occuperà anche della realizzazione di progetti televisivi e di videogame, i cui primi titoli verranno annunciati nei prossimi mesi.

L’obiettivo di Shahbazian

L’obiettivo di Shahbazian è quello di portare sul grande schermo tutti quei progetti rischiosi che Hollywood non vuole produrre. Un’opportunità per autori e registi di esplorare territori nuovi, ma soprattutto una via low budget per quelle opere che richiederebbero sforzi produttivi considerevoli. È presto per parlare di nuova era cinematografica, ma il progresso corre veloce. Anzi velocissimo.

di Massimo Balsamo

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