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Madonna Pompei

Madonna e l’uso di Pompei per un evento privato

Caos e polemiche dopo che è circolata voce che la popstar Madonna avrebbe voluto celebrare i suoi prossimi 66 anni al Teatro Grande di Pompei

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Madonna e l’uso di Pompei per un evento privato

Caos e polemiche dopo che è circolata voce che la popstar Madonna avrebbe voluto celebrare i suoi prossimi 66 anni al Teatro Grande di Pompei

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Madonna e l’uso di Pompei per un evento privato

Caos e polemiche dopo che è circolata voce che la popstar Madonna avrebbe voluto celebrare i suoi prossimi 66 anni al Teatro Grande di Pompei

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Caos e polemiche dopo che è circolata voce che la popstar Madonna avrebbe voluto celebrare i suoi prossimi 66 anni al Teatro Grande di Pompei

Ho visto lui che chiama lui, che chiama loro che chiaman me. A voler parafrasare il celebre tormentone estivo di Annalisa, si potrebbe riassumere così l’intreccio di scambi che hanno infiammato nelle ultime ore i palazzi che contano del litorale campano: prefetto, poi sindaco, finanche il direttore del Parco archeologico di Pompei. Ognuno con la propria versione dei fatti. Tutto è iniziato quando è cominciata a circolare la voce che la popstar Madonna avrebbe voluto celebrare i suoi prossimi 66 anni al Teatro Grande di Pompei. Apriti cielo! Polemiche a non finire, ma soprattutto un rincorrersi di «È overo o nunn’è overo?”. Pare che la cantante abbia deciso di gettare acqua sul fuoco e che festeggerà altrettanto degnamente a Capri, accontentandosi di una visita notturna agli scavi con il suo entourage. Buon per lei.

Provando però a lasciarsi scivolare di dosso la vischiosità dell’invidia imperante, quale problema avrebbe rappresentato affittare il Teatro Grande alla star italoamericana? Un palcoscenico che ha ospitato e continua a ospitare con successo una serie di concerti avviati nel 1971 dai Pink Floyd, che di fatto consacrarono il sodalizio tra i gladiatori dell’antichità e i protagonisti della musica pop internazionale. Il 9 luglio scorso Russell Crowe, vero e unico Gladiatore (oggi c’è da dire un filo più appesantito…) ne ha calcato le scene. E poi per restare a questa rovente estate 2024: Carmen Consoli, Ludovico Einaudi, il Volo, i Pooh e molti altri. 

La questione Madonna è però più complessa: qui il fastidio di molti è generato dal fatto che l’evento sarebbe stato chiuso, a uso esclusivo, in un luogo considerato pubblico. Due aggettivi che raramente vanno d’accordo e che fanno accapponare la pelle a un certo tipo di establishment che ottusamente non comprende quanto il panorama culturale italiano sia disperatamente assetato di risorse finanziarie. Se per esempio Madonna avesse affittato per una sera il teatro, avrebbe dovuto sborsare qualcosa come 30mila euro. Poca roba per lei, una manna dal cielo per le casse dei nostri musei.

Anni fa Diego Della Valle, patron del marchio Tod’s, allestì una sfilata all’interno del Colosseo, finendo nel vortice di critiche atroci, molte delle quali però ignoravano il fatto che gran parte della ristrutturazione milionaria dell’anfiteatro romano venne finanziata proprio dall’imprenditore. Del resto non si può pensare di pretendere e basta senza dare qualcosa in cambio. E, onestamente, una passerella di una sera ci pare pure poco, rispetto al risparmio registrato in quegli anni dalle casse dello Stato. In un Paese che vanta il patrimonio storico-artistico più invidiato al mondo, la cultura è ancora vista come un bene accessorio, quasi fosse una fortuna caduta dal cielo. La cultura invece va custodita, mantenuta, promossa e al tempo ammodernata (che non vuol dire limitarsi a trasformare la Venere del Botticelli in un’influencer che veste alla marinaretta). Molti dei nostri musei vertono in un pessimo stato mentre altri, più semplicemente, andrebbero resi più accattivanti nel tentativo di attrarre anche un pubblico meno ‘facile’. Qui nessuno vuole trasformare i luoghi della cultura in dei parchi di divertimento, ma è pur vero che i tempi cambiano e – continuando a parafrasare una canzone – «cambiamo anche noi»: così dice Vasco in “Anima Fragile”, canzone eterna come lo è la cultura del Belpaese. SI tratta solo di valorizzarla, ma per farlo servono i soldi. E allora ben vengano tutte le Madonne di turno.

di Ilaria Cuzzolin

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