Principe azzurro? No, grazie, mi salvo da sola!
Il remake di Biancaneve, che uscirà nel 2024 firmato da Greta Garwing, è già polemica: lei ispanica, senza un principe e senza i celebri 7 nani
Principe azzurro? No, grazie, mi salvo da sola!
Il remake di Biancaneve, che uscirà nel 2024 firmato da Greta Garwing, è già polemica: lei ispanica, senza un principe e senza i celebri 7 nani
Principe azzurro? No, grazie, mi salvo da sola!
Il remake di Biancaneve, che uscirà nel 2024 firmato da Greta Garwing, è già polemica: lei ispanica, senza un principe e senza i celebri 7 nani
Biancaneve che si salva da sola, senza principe azzurro pronto a svegliarla. Biancaneve non più dalla pelle di porcellana ma ispanica. Biancaneve senza i sette nani, sostituiti da creature magiche senza etnia e dimensione.
Uscirà solo nel 2024 ma è già polemica per il remake di Biancaneve, firmato dalla regista e sceneggiatrice del momento Greta Gerwing. L’ennesimo prodotto caduto nella trappola del “politically correct”, rivisitato in chiave contemporanea per non urtare la sensibilità delle nuove generazioni. Rivisitazioni simili a stravolgimenti di cui la Disney si è fatta portavoce indiscussa.
Ma cosa ne pensano chi queste disabilità le vive sulla propria pelle? Pollice verso, il più delle volte. Un esempio sono le dichiarazioni della star di “Game of Thrones”, Peter Dinklage, affetto da nanismo che ha tuonato: “Senza offesa per nessuno, sono rimasto un po’ sorpreso quando hanno annunciato di aver scelto un’attrice ispanica per Biancaneve ma poi continuano a rappresentare ‘sette nani’ che vivono in una grotta. Evidentemente i miei sforzi per portare avanti i nostri diritti sono stati inutili”.
Immaginare una Biancaneve indipendente, capace di salvarsi da sola senza un uomo in calzamaglia, è apprezzabile. Quantomeno più credibile per qualsiasi giovane donna al giorno d’oggi.
Ma interpretare quel celebre bacio tra Biancaneve e Floran (vero nome del principe, il primo umano “realistico” che Disney abbia disegnato nella sua storia) come “non consensuale” è chiaramente una deriva dell’ideologia woke che ci sta sfuggendo, davvero, di mano.
di Raffaela Mercurio
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