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Sulla barca dell'oligarca

“Sulla barca dell’oligarca”, Zalone canta l’Italia cialtrona

Nella sua nuova canzone “Sulla barca dell’oligarca” Zalone canta, con il suo sguardo tagliente, gli italiani cialtroni. Un brano in cui nulla è lasciato al caso.
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“Sulla barca dell’oligarca”, Zalone canta l’Italia cialtrona

Nella sua nuova canzone “Sulla barca dell’oligarca” Zalone canta, con il suo sguardo tagliente, gli italiani cialtroni. Un brano in cui nulla è lasciato al caso.
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“Sulla barca dell’oligarca”, Zalone canta l’Italia cialtrona

Nella sua nuova canzone “Sulla barca dell’oligarca” Zalone canta, con il suo sguardo tagliente, gli italiani cialtroni. Un brano in cui nulla è lasciato al caso.
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Nella sua nuova canzone “Sulla barca dell’oligarca” Zalone canta, con il suo sguardo tagliente, gli italiani cialtroni. Un brano in cui nulla è lasciato al caso.

Checco Zalone è un genio. Perché non si è mai accontentato di far ridere (sa farlo benissimo e potrebbe persino di più, se solo volesse accontentarsi di essere un “comico”), ma si è messo in testa di far pensare gli italiani. Una delle cose più difficili in assoluto da ottenere in un Paese abituato al perenne conformismo, anche dell’anticonformismo. Di facciata, s’intende. Lui, terronissimo, che massacra il mito del posto fisso e del dipendente pubblico meridionale – patologicamente scansafatiche – in realtà geniale, ma solo se costretto dalle circostanze e dalle persone. Ancora lui, perfetto nel descrivere i ridicoli dubbi, gli imbarazzi e le irrazionali paure di un pezzo di Paese davanti ai vaccini anti Covid. Sempre lui, spietato nel descrivere quegli italiani intimamente cialtroni, pronti a saltare “Sulla barca dell’oligarca.

Suggerita dalla guerra in Ucraina nonché dalla cafoneria senza fine degli oligarchi ‘amici’ di Putin, l’ultima in ordine di tempo è un’altra satira-capolavoro. Una canzone in cui nulla è lasciato al caso, dalle scelte degli echi musicali a un testo intelligente e divertentissimo. Uno sberleffo che costringe a guardarsi allo specchio con spietata sincerità, chi abbia ancora voglia di farlo. Checco canta l’Italia sempre pronta a farsi scivolare addosso di tutto: eventi, lutti, fatti di portata mondiale. Disposta a cercare il più meschino tornaconto personale, anche sullo sfondo di tragedie umane capaci di cambiare l’ordine globale. Del resto, all’ineffabile papà che approfitta del panfilo sequestrato all’oligarca russo e vi organizza la festa per la comunione del figliolo tutto questo non potrebbe interessare di meno. La guerra, per lui, è solo una realtà lontana, al più un’occasione da arraffare. Una delle tante, in un Paese perennemente sospeso fra commovente grandezza e sconfortante piccineria.

Zalone ama buttarci in faccia, senza alcuna pietà per noi che guardiamo e ascoltiamo, l’Italia stracciona e approfittatrice. Ciò nonostante, un’Italia sempre pronta e con entusiasmo a fare la morale agli altri. In questo, Luca Medici – alias Checco Zalone – è insuperabile: affonda con gelida consapevolezza il dito nella piaga e ce lo lascia, per vedere se capiamo quanto dovrebbe farci male.

Un genio, come dicevamo in apertura. Anche dei climax finali: “Sulla barca dell’oligarca”, a salvare l’allegra combriccola di disperati rimasti bloccati in mezzo al mare – sul “mega Yotto“ ormai senza benzina – accorrono… gli albanesi. E il cerchio si chiude.

di Fulvio Giuliani

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