Giorgio Armani, il re di Olimpia
Non c’è nulla che oggi sembra dar tanta soddisfazione e gioia a Giorgio Armani quanto l’Olimpia Milano
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Giorgio Armani, il re di Olimpia
Non c’è nulla che oggi sembra dar tanta soddisfazione e gioia a Giorgio Armani quanto l’Olimpia Milano
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Giorgio Armani, il re di Olimpia
Non c’è nulla che oggi sembra dar tanta soddisfazione e gioia a Giorgio Armani quanto l’Olimpia Milano
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Non c’è nulla che oggi sembra dar tanta soddisfazione e gioia a Giorgio Armani quanto l’Olimpia Milano
Giorgio Armani, lo stilista più famoso al mondo, l’emblema per eccellenza dell’eleganza italiana insieme ai grandi nomi che resero leggendaria la nostra moda fra i Settanta e gli Ottanta, è un’icona globale da decenni. Potrebbe semplicemente godersi una serie di successi senza pari in una torre d’avorio, lontano dai comuni mortali.
Invece, non c’è nulla che oggi sembra dargli soddisfazione e gioia come l’Olimpia Milano, la sua squadra di basket, arrivata venerdì al 30º scudetto della storia. E quando scriviamo “sua“, proviamo a descrivere il rapporto viscerale fra il re della moda – fu chiamato per la prima volta così dopo “American Gigolo” dagli americani pazzi di lui – e il club più vincente nella storia del basket italiano.
Una squadra raccolta in pezzi nell’ormai lontano 2008 e riportata con passione e programmazione ai vertici italiani ed europei. Agonisticamente parlando, è mancato l’acuto per eccellenza: l’Eurolega, la Champions League dei canestri. Torneo diventato di incredibile difficoltà e dal livello organizzativo, economico, tecnico e ambientale secondo solo alla stellare NBA statunitense. Eurolega sfiorata, ma non conquistata e obiettivo dichiarato per chiudere il cerchio aperto 15 anni fa.
Intendiamoci, errori ne sono stati commessi e anche molti nella scelta dei giocatori, nella creazione di squadre che oggi necessitano di un numero di atleti tale da rendere molto complessa la gestione dei gruppi. Non sempre l’Armani, negli anni, è apparsa una squadra con la “S“ maiuscola, ma mai si è potuto dubitare della passione trascinante e totalizzante del patron. Sempre in prima fila al Forum, punto di riferimento per i ragazzi in campo e il pubblico sugli spalti. Quest’ultimo tornato a medie che non si vedevano dai tempi d’oro degli anni ‘80. In Eurolega, vanno in 10.000 a ogni partita, tutti istintivamente lanciano un’occhiata al re nel suo posto centrale e aspettano il rito finale del saluto della squadra al “signor Giorgio”.
Diverso da tutti gli altri protagonisti del suo mondo dorato ed etereo anche per questo, una leggenda impareggiabile di stile ed eleganza che con la sua sola presenza proietta il club e lo stesso movimento del basket in Italia in una dimensione diversa. Una delle più belle immagini della stagione: la standing ovation tributata a Giorgio Armani dal palazzo del Real Madrid al suo apparire in tribuna, in occasione della sfida di Eurolega.
Un nome di cui andare orgogliosi come italiani, il marchio indelebile di uno stile impareggiabile: una giacca Armani la riconosci a metri di distanza, anche se indossata da uomini non proprio della classe innata di Richard Gere. Un suo abito rende una donna una stella lucente eppure sobria. Mai un eccesso, le cadute di stile non sono contemplate. È Armani.
di Fulvio Giuliani
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