L’eterno Kazu Miura torna a giocare in Europa a 56 anni
A 56 anni l’attaccante giapponese Kazu Miura, ex Genoa, firma un nuovo contratto e torna a giocare in Europa. Esiste nel calcio di oggi una storia più romantica di questa?
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L’eterno Kazu Miura torna a giocare in Europa a 56 anni
A 56 anni l’attaccante giapponese Kazu Miura, ex Genoa, firma un nuovo contratto e torna a giocare in Europa. Esiste nel calcio di oggi una storia più romantica di questa?
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A 56 anni l’attaccante giapponese Kazu Miura, ex Genoa, firma un nuovo contratto e torna a giocare in Europa. Esiste nel calcio di oggi una storia più romantica di questa?
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A 56 anni l’attaccante giapponese Kazu Miura, ex Genoa, firma un nuovo contratto e torna a giocare in Europa. Esiste nel calcio di oggi una storia più romantica di questa?
Quando Kazu Miura iniziava con il calcio professionistico, a Berlino Est si girava ancora in Trabant – l’auto comunista con il nome ispirato allo Sputnik -, Reagan e Gorbacev a Reykjavik facevano un passo reciproco verso la fine della Guerra Fredda e Diego vinceva da solo i Mondiali messicani.
Trentasette anni dopo, a poche settimane dalla vittoria della Coppa del Mondo dell’Argentina, con russi e americani ancora piazzati ai due estremi del mondo, il 56enne Miura firma con un club di seconda divisione portoghese, l’Oliveirense. Esiste nel calcio attuale, dominato quasi esclusivamente da pensieri sui flussi di cassa e su atleti-influencer trattati come asset economici, una storia più romantica di questa?
Miura torna a giocare in Europa dopo 24 anni. È ovviamente un altro primato, tra i vari primati che ha riscritto negli anni. E’ già il calciatore professionista più anziano di sempre. Rispetto alla sua carta anagrafica, altri highlander come Gigi Buffon, 45 anni qualche giorno fa, sono ancora nel pieno della carriera.
La corsa della punta nipponica non è ancora finita e prima o dopo Miura diventerà protagonista di un documentario o di una serie televisiva. La sceneggiatura è già pronta: a 15 anni si trasferì in Brasile, al Santos, con il fratello maggiore, per affinare il talento e diventare un calciatore professionista. Ricorda qualcosa? Yoichi Takahashi, mente del leggendario manga degli anni ’80, Tsubasa – conosciuto in Italia come Holly & Benji – si sarebbe ispirato alla sua storia.
Dopo il Sudamerica, Miura ha collezionato cammei o esperienze poco lusinghiere in Spagna, Croazia, Italia, Australia. Ha tenuto a battesimo, attaccante dei Verdy Kawasaki che vinsero i primi due campionati, la J-League, la massima serie nipponica, prima edizione nel 1993 e che accolse diverse stelle del calcio internazionale (Careca, Leonardo, Totò Schillaci). In nazionale ha segnato 40 reti, il penultimo ingaggio l’ha strappato proprio in Giappone, al Suzuka Point Getters, club di quarta serie.
Una quindicina di squadre in tutto per Miura. Neppure tante per quasi 40 anni di calcio giocato. Meno di altri gitani del pallone, come l’uruguaiano Abreu (El Loco), oltre 30 club in oltre 20 anni di attività. Nel frattempo l’ennesima puntata su King Kazu è l’innesco per spedirci sulla DeLorean e tornare al calcio italiano dei primi anni ’90. Quello che dominava l’Europa, che accoglieva i migliori del lotto, altro che Premier League. Giocò nel Genoa, il presidente Spinelli lo volle per aprire al ricco mercato giapponese: al professor Franco Scoglio piaceva poco, lo chiamava “il giappanese”, in una conferenza stampa lo definì: “un centravanti esotico, una nota di colore”. Lo lanciò Pippo Marchioro: un solo timbro in campionato, ma fissato nella scatola nera di tutti i tifosi del Grifone, in un derby contro la Samp. L’unica occasione per assistere al suo marchio di fabbrica, la Kazu Dance, messa a punto ai tempi del Santos.
Di Nicola Sellitti
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