Spicchi di gioco e vita, parla Gigi Datome
Le parole di Gigi Datome, ex cestista, uno dei pochi italiani a giocare in Nba. Dopo i successi avuti nel basket ora lo aspetta una nuova vita con al centro sempre la pallacanestro
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Le parole di Gigi Datome, ex cestista, uno dei pochi italiani a giocare in Nba. Dopo i successi avuti nel basket ora lo aspetta una nuova vita con al centro sempre la pallacanestro
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Le parole di Gigi Datome, ex cestista, uno dei pochi italiani a giocare in Nba. Dopo i successi avuti nel basket ora lo aspetta una nuova vita con al centro sempre la pallacanestro
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Le parole di Gigi Datome, ex cestista, uno dei pochi italiani a giocare in Nba. Dopo i successi avuti nel basket ora lo aspetta una nuova vita con al centro sempre la pallacanestro
Non è facile descrivere in pochi paragrafi la grandezza di Luigi Datome: 203 cm di altezza, 1.766 punti segnati con la sola maglia della Nazionale, una carriera costellata da tanti successi in Italia (con le maglie di Siena, Scafati, Roma e Milano) che gli hanno fatto toccare le vette dell’Olimpo del basket: l’Nba, là dove ogni cestista del mondo sogna di giocare anche una sola stagione. Negli Usa Datome – fra alti e bassi – ha trascorso tre anni indossando la maglia dei Detroit Pistons e quella dei leggendari Boston Celtics, oltre a una fugace apparizione con i Rapids Drive in una lega ‘costola’ dell’Nba.
Lo incontriamo in una delle tante occasioni pubbliche dell’Olimpia Milano, l’ultima squadra italiana dove ha militato e di cui da pochissimo veste l’abito da dirigente. Come nel calcio, anche nella palla a spicchi uomini del suo calibro non possono essere lasciati andare via così, con tutto quello che hanno ancora da dire e da dare. Non è però all’ombra della Madonnina che c’è stato «the last dance» (l’ultimo ballo, come si dice in gergo) dell’ex ala piccola. È con la maglia azzurra che capitan Datome ha voluto dire addio al parquet, in occasione dei Mondiali che si sono tenuti quest’anno e hanno visto l’Italia di coach Gianmarco Pozzecco classificarsi ottava. Erano 25 anni che la Nazionale non riusciva ad accedere ai quarti di finale e parte del merito è stato anche di Gigi Datome, un giocatore che il ‘Poz’ non ha esitato a definire «leggenda, una persona unica che non dimenticherò mai». Così come Datome non dimenticherà mai la gara del 9 settembre scorso, Italia-Slovenia, persa sul filo di lana.
Quando gli chiediamo cosa gli manchi di più della sua vecchia vita, risponde con la diplomazia che lo ha sempre contraddistinto: «Per adesso ancora nulla. È finita da così poco che non ho ancora avuto il tempo di realizzare. Guardo più a quello che può arrivare rispetto a quello che c’è stato. Ho fatto tantissimo, ho giocato ai massimi livelli per tanti anni, tanti mesi l’anno. Ora sto bene così, devo soltanto avere un po’ di pazienza per capire quale possa essere la direzione che mi piace e trovare così una nuova passione». L’ex cestista sa che lo aspetta una nuova vita, diversa ma ancora nella pallacanestro, uno sport che non è mai stato soltanto un lavoro ma soprattutto una passione nata sin da piccolo nel “Santa Croce Olbia ’70”, la società di papà Sergio. Il basket per i Datome è sempre stato un affare di famiglia. Ha giocato a livello professionistico anche la sua compagna, Chiara Pastore. E tutto fa pensare che anche la loro piccola Gaia (2 anni) un domani si avvicinerà a questo sport con soddisfazione.
A proposito di basket al femminile: dopo l’Olimpia, EA7 ha annunciato la sponsorship del Sanga, squadra della città di Milano dove in passato ha giocato anche la compagna di Datome. «Il signor Armani è sempre stato molto attento a tutto quello che accade in città. Conosciamo bene la sua passione per la pallacanestro e quindi non mi sorprende che abbia voluto aiutare anche questa realtà che si riaffaccia alla serie A dopo tanti anni» commenta l’ex atleta. Il suo desiderio è che anche il basket femminile un giorno possa suscitare la stessa attenzione di quello maschile: «Speriamo che sempre più società possano diventare solide al punto da far emergere giocatrici di livello che diventino un volano per tutto il movimento». E chissà che un domani – fra queste giocatrici – non ci sia anche Gaia Datome. Di solito buon sangue non mente.
di Ilaria Cuzzolin
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