Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione
Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione
Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione
Gli stimoli e le opportunità – cominciamo ad abituarci all’idea che il digital sia soprattutto un tema di opportunità e non di pericoli in quanto tale – a disposizione dei nostri figli e ragazzi sono impressionanti. Per essere più precisi, incommensurabili rispetto ad appena una generazione fa. Stimoli e fonti a cui eravamo abituati non cento o duecento ma trenta o quarant’anni fa erano infinitesimali in confronto. Oggi un bambino sviluppa inevitabilmente già intorno ai tre anni una capacità di controllo di device e contenuti impensabile appena qualche lustro fa. I genitori devono saper esercitare un controllo e una gestione che sono sfida quotidiana. Comunque sia, questa stessa possibilità di accedere a molteplici fonti pensate per i più piccoli e di straordinaria efficacia esiste. Chiunque abbia figli in età prescolare sarà perfettamente consapevole della galassia di ‘didattica digitale’ a disposizione dei bimbi attraverso giochi, cartoni animati, video di ogni tipo offerti dalle piattaforme streaming. Dai più professionali e curati a quelli del tutto dilettanteschi.
Il risultato è una gamma impressionante di contenuti che stimolano il cervello, la crescita e la formazione dei nostri bambini. Quasi sempre in modo disordinato o quantomeno incontrollato, ma è una ‘formazione’ dalla palese influenza sin dai primi anni di vita. Nella capacità di lettura, scrittura e comprensione – prima di immagini e disegni e poi di testi – che può lasciare letteralmente senza fiato. Sottinteso noi genitori e adulti, abituati alla placida procedura dello sbarco in prima elementare della didattica, certamente aggiornata ma in fin dei conti non così dissimile da quella con cui avemmo a che fare. Solo che non funziona così: a 3 o 6 anni come a 13, 15 o 20. In verità a qualsiasi età, più o meno matura.
Quello che stiamo creando è un mondo strabico, in cui ogni mattina i nostri figli salgono a bordo della DeLorean di Michael J. Fox e tornano di botto negli anni Ottanta. Il protagonista di “Ritorno al Futuro” viaggiava indietro nel tempo verso i Cinquanta di “Happy Days”, ma il fortunato film fu girato quarant’anni fa. Oggi – non è fiction – la sensazione è che bambini e ragazzi crescano nella pericolosa convinzione che il mondo della formazione sia polveroso, fuori dal tempo, superato. In una parola: ‘sordo’.
Se tanti bambini, molto più di quanto potesse accadere prima, arrivano in prima elementare sapendo già leggere, se tanti ragazzi sono abituati ad assorbire informazioni dalle fonti meno qualificate e più sospette come se niente fosse e la nostra scuola continua a far finta di nulla e a essere pervicacemente quella dei gessetti e delle pedane, faremo dei gran guai. C’è un universo splendido e affascinante di formazione e insegnamenti preziosi in ciascuno dei nostri smartphone: qualcuno lo ricorda? Oltre la personale ed encomiabile buona volontà dei singoli professori, non si vede chi possa provare a istituzionalizzare il potenziale del digitale. Fra i problemi più rilevanti è che tutto questo costa fatica, impegno e dedizione.
Uscire dalle zone di comfort, spiegare le vele della conoscenza verso il mare aperto e non navigare più sotto costa spaventa oggi come ai tempi di Ulisse. Solo che Ulisse ha segnato il pensiero occidentale con il mito della sete di conoscenza, mentre i quieti naviganti con la terra a portata di braccia non hanno lasciato traccia di sé. Vediamo di salpare.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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