Le grandi società automobilistiche guardano il futuro in modo diverso. La corsa verso la transizione ecologica – dopo che il parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione Ue – costringe il mondo dell’automotive ad uno swap solo elettrico dal 2035.
Il CEO di Toyota, Akio Toyoda, si è scagliato contro il governo nipponico criticando l’eccessiva spinta verso il divieto di vendita di auto a benzina e diesel nel 2035. Il boss di Toyota – considerando l’altissima percentuale di carbonio emessa dalla filiera di produzione di batterie – ha sottolineato l’assenza di beneficio che i veicoli elettrici porterebbero all’ambiente.
Da non sottovalutare poi è il costo economico che il Giappone dovrà sostenere per realizzare un’infrastruttura adeguata a supporto della mobilità esclusivamente elettrica (la stima è tra i 14 e i 37 trilioni di Yen, vale a dire tra i 110 miliardi e i 290 miliardi di euro, un salasso!). Secondo quanto sostiene Toyoda: “Il passaggio all’elettrico farebbe inoltre crollare l’industria automobilistica, causando la perdita di milioni di posti di lavoro”.
Diverso invece è l’approccio di Volkswagen che, con la guida del CEO Frank Blome, dà letteralmente uno “schiaffo” a quanto sostenuto dal colosso giapponese sul futuro della mobilità sostenibile.
La società tedesca ha annunciato infatti la costruzione di nuovo stabilimento per la produzione di batterie per i veicoli di massa nel 2025, mentre la produzione di motori a combustione verrà gradualmente eliminata nel lungo periodo. Si parla di oltre 20 miliardi di euro investiti per la prima Gigafactory che si collocherà a Salzgitter – una città extracircondariale nel sud-est della Bassa Sassonia in Germania. Con una capacità totale di 40 GWh dovrebbe essere in grado di produrre batterie per equipaggiare mezzo milione di auto elettriche all’anno, dando lavoro a più di 20.000 persone solo in Europa.
Sarà inoltre prevista la costruzione di altri impianti in Europa. PowerCo – la nuova arrivata nella famiglia VW – ha già scelto per la produzione la città svedese di Skellefteå e Valencia, in Spagna, mentre le altre sedi sono ancora in fase di valutazione.
Di Marco Mauri
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