Il conservatore rivoluzionario
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                Quando Joseph Ratzinger fu eletto Papa, nel suo primo discorso parlò di se stesso come un operaio mandato nella “vigna del Signore” a dare la propria opera
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Il conservatore rivoluzionario
Quando Joseph Ratzinger fu eletto Papa, nel suo primo discorso parlò di se stesso come un operaio mandato nella “vigna del Signore” a dare la propria opera
        
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Il conservatore rivoluzionario
Quando Joseph Ratzinger fu eletto Papa, nel suo primo discorso parlò di se stesso come un operaio mandato nella “vigna del Signore” a dare la propria opera
        
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AUTORE: Anna Grazia Gerardi
Quando, circa dieci anni fa, un elicottero bianco si levò in volo dalla Città del Vaticano, in direzione di Castelgandolfo con a bordo Papa Benedetto XVI, provammo un brivido di emozione perché l’elicottero compì diversi giri prima di dirigersi verso l’alto e quei giri sembrarono raffigurare i saluti che Papa Benedetto rivolgesse a tutti noi. Già Benedetto poco tempo prima aveva stupito il mondo con la sua rinuncia al Soglio, rinuncia che al mondo aveva ricordato quella famosissima operata da Papa Celestino V.
Tutti si chiesero il perché di questo gesto e le tante, svariate supposizioni si susseguirono, ma il perché più profondo della rinuncia restava noto solo lui, Benedetto che, da poche ore, scortato dalla Milizia Celeste si era levato verso l’alto, anzi l’Altissimo.
L’enfasi mi sta prendendo la mano ed allora mi dirigo verso un atterraggio (sempre termini aeronautici!) più umile…. Quando Joseph Ratzinger fu eletto Papa, nel suo primo discorso parlò di se stesso come un operaio mandato nella “vigna del Signore” a dare la propria opera. Già questa immagine preludeva alla laboriosità che abbiamo potuto poi toccare con mano attraverso gli scritti di Papa Benedetto, oggetto di grandissimo interesse da parte dei teologi e non solo.
Prima della lettura dei due volumi di “Gesù di Nazaret” e del libro “L’infanzia di Gesù”, molti di Ratzinger conoscevano la fama di grande teologo ed era inevitabile avvicinarsi alle sue opere con una sorta di timore reverenziale non avulso dalla preoccupazione di dovere, almeno in certi momenti, affrontare una buona dose di noia e difficoltà… timore più che mai infondato perché, via via che si procede nella lettura dei suoi scritti, affascinano i riferimenti all’Antico Testamento, (che in più di un tratto non poteva essere più moderno) e l’altissima spiritualità che promana dall’ intera opera. Una lettura che in tanti ha arricchito il bagaglio culturale e rafforzato la fede.
Alla notizia della morte di Papa Benedetto XVI, si sono affollate alla mente le immagini dei Pontefici che hanno preceduto Papa Benedetto, da Pio XII nella sua ieratica figura a Papa Giovanni XXIII incitante ad asciugare qualche lacrima di troppo, da Paolo VI che contrappose alla luna specchiantesi nel cielo nella notte del Concilio il sole che inevitabilmente tramontava nei cupi giorni successivi alla morte di Aldo Moro. E poi ancora la bella e incoraggiante figura di Papa Luciani il quale, pur nella sorprendente fugacità del suo Pontificato, ha lasciato un ricordo di grande spessore. Come dimenticare il “se mi sbaglio mi corigerete” di Papa Woityla, nonché il “Buonasera ” di Papa Bergoglio? Ora, i Pontefici che ci hanno lasciato stanno andando incontro a Papa Benedetto XVI accogliendolo laddove “Amor move il sole e l’altre stelle”.
Di Anna Grazia Gerardi
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