La storia è vecchia come il mondo. Il che non la rende meno pruriginosa e squallida: il capo che porta a letto le sottoposte, talvolta in cambio di promozioni o premi economici. È la storia costata il posto a Julian Reichelt, direttore del più grande quotidiano d’Europa, la tedesca “Bild”. Chiacchierato da tempo, era stato prima difeso dal suo editore, Mathias Döpfner, a capo del colosso dell’editoria Axel Springer, per poi essere mollato al suo destino.
Secca la motivazione, in poche righe di comunicato: il direttore è stato sollevato dall’incarico per «non aver chiaramente separato la sfera privata e quella professionale». I sottintesi sono molteplici, ma qui la notizia si complica. Perché Reichelt è stato giubilato solo dopo un articolo-inchiesta del “New York Times”, incentrato sulla testimonianza di una praticante giornalista che avrebbe fatto sesso con lui. La donna avrebbe riferito di essersi lamentata, dopo il rendez-vous amoroso, del basso stipendio e di aver così ottenuto da Reichelt un bonus straordinario di 5mila euro, seguito da richiesta di silenzio.
Colpisce come non si fosse arrivati al licenziamento neppure dopo un’indagine interna alla “Bild”, in cui questa stessa testimonianza sarebbe già venuta alla luce, mentre l’articolo del “New York Times” ha fatto saltare il banco. Il focoso e spericolato direttore ha pagato anche un puritanesimo d’esportazione? Accertato un simile andazzo, non si sarebbe certo dovuto aspettare il pur più autorevole quotidiano al mondo per spingere l’editore a intervenire.
di Marco Sallustro
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