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A noi costa ma loro crollano

Rispetto alla profonda crisi innescata in Russia dalle sanzioni inflitte, le conseguenze per l’Occidente sono del tutto modeste e sopportabili. La guerra ci costerà, in termini borsistici, almeno per tre ragioni.
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A noi costa ma loro crollano

Rispetto alla profonda crisi innescata in Russia dalle sanzioni inflitte, le conseguenze per l’Occidente sono del tutto modeste e sopportabili. La guerra ci costerà, in termini borsistici, almeno per tre ragioni.
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A noi costa ma loro crollano

Rispetto alla profonda crisi innescata in Russia dalle sanzioni inflitte, le conseguenze per l’Occidente sono del tutto modeste e sopportabili. La guerra ci costerà, in termini borsistici, almeno per tre ragioni.
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Rispetto alla profonda crisi innescata in Russia dalle sanzioni inflitte, le conseguenze per l’Occidente sono del tutto modeste e sopportabili. La guerra ci costerà, in termini borsistici, almeno per tre ragioni.
Rispetto alla profonda crisi innescata in Russia dalle sanzioni inflitte, le conseguenze per l’Occidente sono del tutto modeste e sopportabili. La Borsa Usa, anche se è scesa da quando sono iniziate le tensioni, dal 23 febbraio – giorno dell’inizio della guerra – è salita. Quella europea è scesa dalla stessa data ma gran parte di questa discesa è spiegata dal rialzo dei prezzi di gas e petrolio, che sarebbero saliti comunque – guerra o non guerra – grazie al comportamento estorsivo di PutinNulla in confronto a quanto sta accadendo in Russia, dove la Borsa è chiusa da giorni e nessuna carta di credito ormai funziona più. Ciò detto, è evidente che la guerra costerà, in termini borsistici, almeno per tre ragioni.
  • Innanzitutto le esportazioni verso la Russia per un po’ cesseranno. È un male a livello di singola azienda, ma chi ha mantenuto un portafoglio globale e ben diversificato sa che il peso della Russia sull’economia globale è del 2%. È un numero assorbibile nel contesto globale. L’interruzione degli scambi è mortale per la Russia, superabile per noi. Secondo stime di banche d’affari, un calo del 10% della spesa russa costerebbe alla zona euro ‘soltanto’ lo 0,1% del Pil. Un po’ più difficile la situazione per il sistema bancario, che vede i propri crediti su prestiti difficilmente incassabili senza sistema Swift. I prestiti alla Russia sono però scesi di molto, a partire dal 2014. Difficile è la situazione per quei private banking europei che si sono avventurati in prestiti ad aziende russe (ma non erano tutti diventati Esg, cioè attenti all’ambiente e al sociale, gli asset manager europei?) e per le posizioni degli oligarchi depositate presso istituti bancari europei (sempre in nome delle politiche Esg, naturalmente!).
  • La seconda ragione di costo per l’Europa consiste nell’aumento delle materie prime, certamente un problema: da qui alla fine dell’anno si attende un raddoppio dei prezzi dei future del gas mentre il prezzo del petrolio è salito del 25%. Tuttavia questo genere di shock stimola le economie occidentali a fare efficienza. Grazie all’utilizzo del gas liquido dagli Usa, le importazioni di gas russo sono infatti passate dal 40% di alcuni mesi fa all’attuale 20% e contemporaneamente si è data un’accelerazione al processo di transizione verde. Quindi, non tutto il male viene per nuocere.
  • Terza ragione, la salita dell’inflazione. Alcune grandi banche d’affari concordano nel rialzare dell’1% l’inflazione europea a causa dei prezzi della salita delle materie prime e a ridurre dello 0,6% il Pil europeo.
Dunque questi sono i danni collaterali all’Europa che la guerra e le sanzioni si portano dietro. Non moltissimo ma neppure così poco da poterli ignorare. Vale comunque la pena di sopportarli, vista la posta in gioco. E poiché anche borsisticamente dobbiamo guardare avanti, dobbiamo porci in posizione corretta per la fase successiva. Quella in cui l’Occidente prevarrà essendo la culla della civiltà, della democrazia, del diritto e della scienza e tutto ciò non soccomberà davanti al delirio di un potere spregevole e criminale. La Russia, di fatto già schiantata dalle sanzioni, presto sarà un’economia interamente da recuperare e ricostruire. Con un’Europa unita e compatta come non mai, ciò non potrà che innescare un circolo economico virtuoso. Tutto questo potrebbe innescare una sorta di boom economico, capace di trascinare le economie europee, perché a quel punto si tratterebbe di dare a 140 milioni di russi un benessere che a oggi solo in pochi privilegiati hanno ottenuto. Per questo l’effetto delle sanzioni ha un impatto limitato sulle Borse mentre la liberazione e apertura dell’economia russa potrebbe avere un impatto enormemente più importante. Lenin diceva che talvolta trascorrono decenni senza che nulla accada e talvolta ciò che accade in pochissimo tempo influenza i decenni a venire. Ecco, forse ci troviamo in uno di quei brevi momenti e per questo vale la pena sopportare e guardare avanti.   di Bancor

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