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L’Italia riparte dal Sud

“Il divario tra Nord e Sud sarà colmato nel 2020”, si scriveva in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1972. Il complesso scenario economico italiano, aggravato dalle conseguenze della pandemia, pone ancora una volta in primo piano la questione del divario tra il Nord Italia, da sempre considerato più in linea con l’Europa, e un Sud in difficoltà.
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L’Italia riparte dal Sud

“Il divario tra Nord e Sud sarà colmato nel 2020”, si scriveva in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1972. Il complesso scenario economico italiano, aggravato dalle conseguenze della pandemia, pone ancora una volta in primo piano la questione del divario tra il Nord Italia, da sempre considerato più in linea con l’Europa, e un Sud in difficoltà.
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L’Italia riparte dal Sud

“Il divario tra Nord e Sud sarà colmato nel 2020”, si scriveva in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1972. Il complesso scenario economico italiano, aggravato dalle conseguenze della pandemia, pone ancora una volta in primo piano la questione del divario tra il Nord Italia, da sempre considerato più in linea con l’Europa, e un Sud in difficoltà.
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“Il divario tra Nord e Sud sarà colmato nel 2020”, si scriveva in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1972. Il complesso scenario economico italiano, aggravato dalle conseguenze della pandemia, pone ancora una volta in primo piano la questione del divario tra il Nord Italia, da sempre considerato più in linea con l’Europa, e un Sud in difficoltà.
La “questione meridionale” risale all’Unità d’Italia, quando si è cercato di porre rimedio a tale situazione attraverso ingenti stanziamenti di risorse pubbliche con risultati deludenti. Il dibattito sulle differenze tra Nord e Sud non è mai tramontato, ma è tornato a farsi sentire prepotentemente a causa della pandemia che ha colpito tutta la penisola italiana in maniera indistinta. Verrebbe spontaneo chiedersi come può, un giovane al giorno d’oggi, piantare le radici per il futuro nella propria terra d’origine? Non sempre è facile e sempre più giovani sono costretti a fare le valigie e cercare un futuro migliore altrove. “Cara terra mia, ti stan spaccando il cuore e tu lo sai. Cara terra mia, che razza di futuro troverai”, cantava Albano in una delle sue più celebri canzoni. Senza cadere in discorsi retorici, le difficoltà che vive una terra meravigliosa e “dannata” allo stesso tempo come il Sud sono le difficoltà della vita di ogni giovane ragazzo cresciuto in un paese o città di una provincia meridionale, costretto a seguire un sogno lontano dal proprio luogo d’origine.

Servono investimenti nell’istruzione, nella sanità, nei trasporti.

Ma soprattutto servono investimenti sui giovani in vista della ripartenza post-pandemia. L’occasione di riscatto potrebbe essere rappresentata dal Recovery Plan presentato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, secondo cui il Sud beneficerà di una quota di risorse più alta, in proporzione alla sua popolazione e del suo Pil, per un totale di 82 miliardi (il 40% delle risorse disponibili). Quest’ultime andranno a focalizzarsi sull’attuazione di progetti d’investimento quali digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. “La crescita del Mezzogiorno è uno degli aspetti prioritari del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Occorre colmare un divario ancora troppo ampio con il Nord”, ha affermato il ministro dell’Economia, Daniele Franco”. Dichiarazione lodevole, quest’ultima, con il non trascurabile difetto di essere stata scritta e letta un numero ormai imprecisato di volte.   Di Alessia Luceri

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