La sicurezza in auto, figlia del Motorsport
La sicurezza in auto, figlia del Motorsport
La sicurezza in auto, figlia del Motorsport
Durante la leggendaria ‘24 Ore’, la Mercedes Benz 300 SLR di Levegh, dopo un tamponamento con l’Austin di Macklin, prese il volo schiantandosi sulla barriera che divideva la pista dalla tribuna, causando la morte di 84 persone e il ferimento di 120.
Tanti, troppi lutti vengono associati a un periodo nel quale non esisteva la cultura della sicurezza.
Analizzando il passato della Formula 1, la classe regina delle corse automobilistiche, gli incidenti letali erano frequenti: solo dal 1963 al 1978 si registrarono più di 10 morti, una media di 1 morto ogni 15 gare, senza contare i feriti.
Ma quali fattori contribuirono a queste disgrazie?
I materiali poco resistenti con i quali venivano realizzate le tute dei piloti,le auto poco sicure, il design delle piste ed infine, quando c’era, l’inefficiente struttura medica e di soccorso.
Tra gli episodi più eclatanti nel 1976 ricordiamo Niky Lauda, allora pilota della Ferrari che riuscì a salvarsi uscendo dall’auto in fiamme grazie al supporto di altri piloti che si fermarono per prestare il primo soccorso ed evitare una terribile tragedia.
Dopo la seconda metà degli anni ’70 la Formula 1 si fece notare sempre di più grazie alla televisione. È a questo punto che, anche per salvare la propria reputazione, la FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) iniziò a valutare delle contromisure per i numerosi decessi.
Negli anni ’80 vennero migliorate le gravi problematiche legate alla tempestività dei primi soccorsi e introdotti degli studi sulla resistenza delle monoposto al momento dell’impatto: i crash test.
Ma la svolta decisiva avvenne nel 1994 con la morte di Ayrton Senna a Imola, uscito dalla curva del Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo, causando un impatto fatale.
Dopo quello shock globale, la sicurezza venne elevata a priorità N.1 in ogni processo decisionale.
Oggi, i nuovi regolamenti hanno portato il livello della sicurezza a standard altissimi: grazie all’evoluzione tecnologica dei materiali si sono evitati incidenti che 40 anni fa sarebbero stati mortali. È il caso di Romain Grosjean, uscito indenne dalle fiamme dopo un pericoloso impatto contro le barriere nel GP del Bahrain dello scorso novembre. Senza il sistema “Halo” che dal 2018 protegge la testa dei piloti e senza l’evoluzione tecnologica dei tessuti ignifughi oggi staremmo parlando di un nuovo, terribile lutto.
di Marco Mauri
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Tag: automobilismo
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