Rigurgiti antisemiti
Rigurgiti antisemiti
Rigurgiti antisemiti
Un’opinione pubblica spesso distratta o abituata a seguire le mode dell’istante e un bel pezzo di mondo del giornalismo sembrano aver improvvisamente ‘scoperto’ i rigurgiti antisemiti che attraversano l’Europa. Dopo giorni passati ad analizzare i tragici fatti del 7 ottobre come una ‘semplice’ nuova tappa nel secolare conflitto arabo-israeliano, ci si comincia a rendere conto di ciò che era parso evidentissimo sin dalle prime ore a chiunque non avesse deciso di commentare quella giornata infame ricorrendo ai paraocchi ideologici: si è trattato di un pogrom nel peggiore stile del XIX e XX secolo.
Nel suo orrore, quanto realizzato da Hamas era semplice da leggere: l’obiettivo strategico di spingere Israele alla reazione più violenta possibile è stato perseguito aprendo la caccia all’ebreo in quanto tale. Con indicibile leggerezza legioni di editorialisti, professori e maître à penser si sono invece esercitati nella ricerca minuziosa delle ‘colpe’ dello Stato di Israele. Hanno animato il dibattito social e televisivo (ficchiamoci in testa una volta per tutte che il primo pesa più del secondo) spiegando con sussiego perché fosse comprensibile la reazione palestinese, anche quando sfociata negli orrori di Hamas. Provare a mantenere un approccio razionale ed equilibrato – abbiamo l’orgoglio di avere una posizione molto chiara e netta a favore delle ragioni dello Stato ebraico, anche in virtù della perfetta consapevolezza dei suoi errori politici passati e recenti – costa venire bollati come insensibili imperialisti, antipalestinesi e anche un po’ sanguinari.
Chi ha fatto finta di non capire il 7 ottobre ha preparato il campo alle nefandezze che ci tocca elencare: stelle di David comparse sui muri di Parigi, profanazione del cimitero ebraico di Vienna, bandiere di Israele calpestate in diverse città del mondo libero, Anna Frank con la kefiah e le pietre di inciampo vandalizzate a Roma. Questa non è soltanto ignoranza: è complicità. L’ignoranza è sicuramente ascrivibile a chi si è arrampicato sulla cancellata della Fao a Roma per strappare la bandiera di Israele o a chi ha portato in giro l’immagine di Anna Frank in kefiah, convinto di affermare chissà quale ributtante ‘verità’, ma c’è molto altro.
Siamo europei, dovremmo aver marchiato a fuoco nell’anima (come gli ebrei furono marchiati nei campi di sterminio nazisti) le colpe incancellabili dei decenni in cui scivolammo verso l’impensabile, facendo finta di non capire e di non accorgerci cosa stesse avvenendo intorno a noi. A quelli che sino al giorno prima erano nostri amici, colleghi, compagni di banco, di lavoro e di università. Se c’è qualcosa che torna sempre, è il rifiuto dei valori occidentali: l’odio per gli ebrei è odio per la tolleranza, per il rispetto delle differenze che rendono più ricco il nostro mondo, anche per idee più squisitamente economiche come il libero commercio e il capitalismo. Inscindibili dal sistema di valori dell’Occidente.
L’Europa che si avviava ad Auschwitz esaltava la potenza delle dittature, contrapposte alla decadenza delle democrazie. Nell’Europa di oggi taluni non provano vergogna nel ‘comprendere’ o sostenere i tagliagola e i peggiori fra i regimi della Terra pur di manifestare tutto il proprio disprezzo per uno Stato libero e democratico come Israele. Quando lo sottolinei, i profeti del movimento pro Palestina (rigorosamente unilaterale) ridicolizzano, apostrofano gli allarmi con un’alzata di spalle o l’invito a non richiamare in servizio i fantasmi del passato. Poi vedi comparire le stelle di David sui muri o le pietre d’inciampo vandalizzate e hai il dovere morale di chiederti dove ci porteranno questi rigurgiti.
Il problema si aggrava quando memoria non ce l’hai e non si fa nulla per costruirla a scuola e all’università. Quando non s’impiega del tempo per ripercorrere nel modo più oggettivo possibile le tappe dell’inestricabile problema mediorientale. Quando si vien meno a quello che è il compito della scuola e dell’università e se ne fanno luoghi di propaganda.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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