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Autonomia differenziata, illegittime alcune disposizioni

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La Corte assicura che la legge è costituzionale. Ma eccepisce su almeno due punti, che si riveleranno decisivi

Autonomia differenziata

La sentenza della Corte costituzionale è equilibrata ma dirompente. Ricordiamo che dopo l’approvazione della legge relativa al regionalismo differenziato quattro Regioni (Campania, Toscana, Puglia e Sardegna) avevano eccepito la sua incostituzionalità, difesa invece dall’Avvocatura dello Stato e dalle memorie di tre Regioni (Lombardia, Piemonte e Veneto). La (pessima) riforma del 2001 – da cui la legge discende – fu voluta e votata dalla sinistra, mentre oggi a caldeggiarne l’applicazione è chi vi si oppose e a osteggiarla chi allora fu favorevole. Spettacolo non commendevole.

La Corte assicura che la legge è costituzionale. Ma eccepisce su almeno due punti, che si riveleranno decisivi. Intanto è da escludersi che i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) possano essere fissati dal governo, occorrendo un voto parlamentare, così come anche per il loro aggiornamento. Subito dopo l’approvazione della legge una parte della stessa maggioranza – nonché talune Regioni governate dalla destra – quasi si pentirono, ma osservarono che nulla sarebbe partito se non dopo la fissazione dei Lep. Che ora risulta più complessa.

Il secondo rilievo è relativo al fatto che non si dovranno trasferire delle materie o gruppi di materie dalle competenze nazionali a quelle regionali, ma semmai specifiche funzioni legislative e amministrative, comunque dopo un voto parlamentare (già previsto dalla legge). Ciò sposta nel futuro e nell’incerto quel che taluni davano per stabilito e già acquisito.

Di Davide Giacalone

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