Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Balneari e la frittata sulla battigia

|

Eccola qui la frittata fatta sulla battigia, bagnata da una risacca continua e immobile. Sì, stiamo ancora parlando delle concessioni balneari

Balneari e la frittata sulla battigia

Eccola qui la frittata fatta sulla battigia, bagnata da una risacca continua e immobile. Sì, stiamo ancora parlando delle concessioni balneari

|

Balneari e la frittata sulla battigia

Eccola qui la frittata fatta sulla battigia, bagnata da una risacca continua e immobile. Sì, stiamo ancora parlando delle concessioni balneari

|

Eccola qui la frittata fatta sulla battigia, bagnata da una risacca continua e immobile, capace di far venire il mal di mare anche senza toccare le acque. Un senso di prepotente incapacità e un sovvertimento della logica: proteggere gli interessi retrivi di pochi anche a costo di calpestare i diritti e le aspirazioni dei più. Sì, stiamo ancora parlando delle concessioni balneari. Giacché è ancora tutto insabbiato.

Fin dal dicembre del 2020 l’Italia è sotto procedura d’infrazione europea. In tutti questi anni non soltanto non si sono fatti passi in avanti, ma si è provato a farli indietro. In ogni caso non ci si è mossi di un dito. Questo è uno dei dazi che imponiamo a noi stessi, uno di quegli ostacoli assurdi che impediscono la crescita della ricchezza e ne favoriscono la dilapidazione. Il tutto in un settore dove l’evasione fiscale non è presunta, ma certificata dalla miseria reddituale che troppi gestori (non tutti) dichiarano. Al punto da rendere apparentemente ridicola la difesa di una rendita che parrebbe renderli poveri. In realtà si pretende di avere per sempre l’uso di un bene pubblico per potere continuare a sottrarre soldi al pubblico.

L’ultima trovata del governo (questo) era la seguente: si facciano pure le gare per l’assegnazione delle concessioni balneari, si conceda questa soddisfazione alla pretesa dell’Unione Europea di violare la nostra sovranità evasiva, ma soltanto a partire dal settembre del 2027 e, comunque, prevedendo un indennizzo – da mettere a carico dei vincitori – per i gestori che dovessero perdere la gara. La risposta della Commissione europea è arrivata in pieno luglio: ve lo scordate. Indimenticabile diniego. Ma intanto un’altra estate passa e passerà anche la prossima.

Basterebbe far valere le regole generali sulle concessioni di beni pubblici: si fanno le gare (per la verità questo governo non vuole farle neanche per le centrali idroelettriche, con il risultato che il maggiore costo è già arrivato nelle bollette elettriche di noi tutti); il bene è assegnato per il tempo messo a gara; il gestore è tenuto a rispettare i termini della gara –relativamente a servizi e accessibilità – e a manutenerlo nelle migliori condizioni; se ha fatto investimenti fissi (tipo nuovi bagni) autorizzati e non ammortizzati al momento della scadenza viene rimborsato, il resto rientra nel rischio imprenditoriale. Se dichiara, come tanti, di avere tratto dal bene pubblico guadagni miserevoli è segno che non ha saputo valorizzarlo e che sarà bene passarlo ad altre mani. Se i guadagni sono bassi e il prezzo dell’ombrellone cresce, sarà il caso di passare la pratica a chi si occupa degli evasori fiscali.

Invece no, si pretende che un eventuale (il cielo non voglia) nuovo gestore rimborsi l’uscente per la gran parte dei costi da lui sopportati, come se fare il gestore balneare fosse stato una specie di servizio civile o una prescrizione del medico, anziché un’attività imprenditoriale. E la Commissione lo ha messo per iscritto: ve lo scordate. Semmai toccherà alle parti stabilire se il nuovo gestore vorrà tenersi (e pagare) le cabine amovibili. Altrimenti il vecchio se le porti via.

Quindi si ricomincia da capo, come se cinque anni non fossero sufficienti non per progettare le gare, ma per averle da tempo concluse. Tutto questo non è gratis, perché il tempo sprecato – inerti e conniventi sulla battigia – ha significato meno introiti per l’erario (quindi minori benefici per tutti i contribuenti) e minori investimenti da parte di chi vuole intraprendere e trova del tutto normale pagare la concessione a prezzi di mercato, ma si ferma per l’assoluta incertezza normativa o è fermato perché si devono proteggere gestioni disfunzionali.

Questa sarebbe la difesa della nostra sovranità? Forse non si accorgono, dalle parti del governo, che rimanere prigionieri di quattro prepotenti vocianti, che non rappresentano per niente una categoria di seri lavoratori, è una dimostrazione di debolezza e di cedimento di ogni sovranità, affogata già sul bagnasciuga delle balneari.

di Davide Giacalone

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

23 Luglio 2025
La riforma della giustizia passa al Senato. In autunno sono previste le letture confermative. Il r…
22 Luglio 2025
“Vi devo dare una comunicazione”. Inizia con queste parole il video pubblicato sui suoi propri pro…
21 Luglio 2025
Divisioni, fanatismi sulle guerre in corso (e non solo), l’assenza di reale cultura della libertà…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI

    Exit mobile version