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I 16 (che poi sono 12)

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Accompagnati da furibonde polemiche i primi migranti salvati nel Mediterraneo dalla nostra Marina Militare sono stati trasferiti nel centro di accoglienza e rimpatrio in Albania

Migranti in Albania

I 16 (che poi sono 12)

Accompagnati da furibonde polemiche i primi migranti salvati nel Mediterraneo dalla nostra Marina Militare sono stati trasferiti nel centro di accoglienza e rimpatrio in Albania

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I 16 (che poi sono 12)

Accompagnati da furibonde polemiche i primi migranti salvati nel Mediterraneo dalla nostra Marina Militare sono stati trasferiti nel centro di accoglienza e rimpatrio in Albania

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Accompagnati da furibonde polemiche – secondo lo stile a cui la politica ci ha condannato – i primi 16 migranti salvati nel Mediterraneo dalla nostra Marina Militare sono stati trasferiti nel nuovissimo centro di accoglienza e rimpatrio in Albania. In realtà solo 12, perché 4 sono stati dirottati in Italia in quanto minorenni o fragili (segno che le regole e i controlli funzionano o no?).

Il progetto molto più politico che pratico voluto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per conquistare uno spazio di manovra nell’ordalia europea legata al fenomeno migratorio.

Il numero stesso del primo nucleo di migranti approdati a Shengjin sembra fatto apposta per dar fiato alle trombe dell’opposizione.

Il centro, in realtà, è strutturato in un primo di pura accoglienza nell’area portuale di Shengjin e in un secondo a Gjader – 20 km all’interno, in una zona decisamente più isolata – nell’hub vero e proprio dove i migranti dovranno essere identificati e attenderanno l’espletamento delle pratiche di richiesta d’asilo o di rimpatrio.

La polemica è quella di sempre, i toni pure, come l’assoluta inutilità di questi scontri al calor bianco. Sul problema in sé non ha alcuna incidenza, favorendo solo qualche scontro parlamentare e i soliti teatrini televisivi. C’è poi l’inutilità, ed è molto peggio, rispetto all’unica soluzione che sembra prospettarsi per un problema di queste epocali dimensioni: sottrarre la giurisdizione sui migranti ai singoli Paesi e consegnarla all’Unione europea. Rendendola responsabile dell’identificazione, della concessione o meno del sacrosanto asilo politico a chi fugga da guerre o persecuzioni e dei rimpatri verso i Paesi considerati sicuri dall’Ue.

Ecco perché la Commissione europea ha mostrato un prudente interesse per l’esperienza del centro d’accoglienza in Albania: perché potrebbe costituire un primo passo lungo questa strada impervia, purché si arrivi a un’extraterritorialità reale. I 16 approdati a Shengjin, come tutti quelli che seguiranno sino a un massimo di 3000 al mese, saranno soggetti alle nostre leggi e ai nostri tribunali, ricorsi inclusi. Come ovvio.

Dunque, l’unica differenza fra l’Albania e gli spesso indecenti centri di accoglienza in Italia finirà per essere l’impossibilità di scappare e di montare su un treno diretto in Francia o Germania.

Sullo sfondo di un’altra realtà che i polemisti cercano di mettere sotto il tappeto: di italiani ce ne saranno sempre meno e avremo bisogno di far entrare sempre più immigrati. Regolari, si intende, disposti a coprire quei lavori che noi non abbiamo più intenzione di svolgere o per i quali non troviamo più nessuno.

Per far arrabbiare un po’ gli “umanitari” a giorni alterni, sarà altrettanto necessario scegliere gli immigrati in base alle diverse esigenze. Come fanno in Germania, dove peraltro hanno accolto 1 milione di siriani in fuga dalla guerra. Giusto per ricordare che l’umanità si esercita con azioni concrete e non a chiacchiere.

di Fulvio Giuliani

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