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Il gioco delle figurine

Nel mosaico governativo la figurina più ambita è quella del Mef, il Ministero della Economia, cui guardano tutti, in Italia ma anche nel mondo, con curiosità o preoccupazione.
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Il gioco delle figurine

Nel mosaico governativo la figurina più ambita è quella del Mef, il Ministero della Economia, cui guardano tutti, in Italia ma anche nel mondo, con curiosità o preoccupazione.
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Il gioco delle figurine

Nel mosaico governativo la figurina più ambita è quella del Mef, il Ministero della Economia, cui guardano tutti, in Italia ma anche nel mondo, con curiosità o preoccupazione.
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Nel mosaico governativo la figurina più ambita è quella del Mef, il Ministero della Economia, cui guardano tutti, in Italia ma anche nel mondo, con curiosità o preoccupazione.
«Celo, manca, celo… manca!» Quando ti capitava il mitico portiere dell’Atalanta Pizzaballa, figurina che il marketing aveva abilmente rarefatta, eri un ragazzino felice. Ce l’ho! Il gioco delle figurine, che allietava molti pomeriggi nel salone dell’oratorio in una seduta plenaria con tanti altri possessori di pacchetti e album e con la cocoina di ordinanza, si è trasferito nei palazzi dei partiti e nelle stanze dei leader o in quelle dei consiglieri. Tajani… ce l’ho (anzi celo come si diceva allora), no, manca e allora via con il vecchio scambio: se ti do un Tajani, tu mi dai una Ronzulli? Di qua come di là, ovviamente. È un comun denominatore di tutti i partiti. A parte chi è andato fuori produzione come Luigino Di Maio, pronto però per ricche consulenze private dopo avere abolito la povertà. «Vuoi un Bonaccini?» è l’accorata richiesta di un partecipante al gioco. «Ce l’ho. Ti posso dare in cambio un Ricci, sindaco di Pesaro?». No, grazie, mi tengo il Bonaccini. Misteri della fede dem, che non vuol dire democristiana, anche se poi la figurina più antica e in parte lisa dal trascorrere inevitabile del tempo è quella di Tabacci. Figurina vecchia fa comunque buon brodo. Alla Giustizia metti Nordio, ex magistrato di punta, la figurina la vuol piazzare la Meloni oppure la Bongiorno, avvocato, in teoria quindi sull’altra sedia dei Tribunali, quella dei difensori, che sta nel pacchetto di Salvini? Si vedrà, si spera a breve, perché il popolo vuole che l’album sia presto completato e si passi dalle chiacchiere ai fatti. Agli Esteri, un Ministero mica da poco, chi ha un Terzi e chi una Belloni (che poi sarebbe ancora la capa dei servizi segreti) oppure caliamo Tajani che l’inglese lo parla e ha buoni rapporti a Bruxelles? La figurina più ambita è però quella del Mef, il Ministero della Economia, cui guardano tutti, in Italia ma anche nel mondo, con curiosità o preoccupazione. Nel pacchetto la Meloni ha Panetta, Banca centrale europea, però la cocoina – la vecchia cara colla dall’inconfondibile aroma – sembra gli sia indigesta. Non possiamo dargli torto. L’unico che non gioca a questo giro è Giuseppe Conte: ha un’unica figurina – sé stesso – e non ha bisogno di vedere quelle degli altri giocatori, semmai si tiene pronto per scompaginare i pacchetti altrui.   Di Andrea Pamparana

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