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PD

Il Pd senza linea politica

Non serviva la “Bussola” per sapere che nel PD manca da tempo una linea politica. Se ci avessero dato un euro (ma anche gratis) gliel’avremmo spiegato in cinque minuti
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Il Pd senza linea politica

Non serviva la “Bussola” per sapere che nel PD manca da tempo una linea politica. Se ci avessero dato un euro (ma anche gratis) gliel’avremmo spiegato in cinque minuti
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Il Pd senza linea politica

Non serviva la “Bussola” per sapere che nel PD manca da tempo una linea politica. Se ci avessero dato un euro (ma anche gratis) gliel’avremmo spiegato in cinque minuti
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Non serviva la “Bussola” per sapere che nel PD manca da tempo una linea politica. Se ci avessero dato un euro (ma anche gratis) gliel’avremmo spiegato in cinque minuti

Chissà quant’è costata la “Bussola” (il questionario del Pd cui hanno risposto 18mila iscritti: massa imponente, no?), una roba che ha fornito indicazioni davvero sorprendenti: manca una linea politica, c’è una rissa interna permanente e troppa distanza dalle fasce più deboli della società. Chi l’avrebbe mai detto che manca una linea politica? Quanti sospettavano che il partito fosse diventato un’arena da corrida? E chi poteva immaginare che il Pd si fosse allontanato dai più poveri? Se ci avessero dato un euro (ma anche gratis) gliel’avremmo spiegato in cinque minuti. Soldi buttati, non serve una “Bussola” ideata da Nando Pagnoncelli per capire cosa non vada del Pd: una volta erano più che sufficienti le ‘antenne’ dei dirigenti che battevano sezioni e territori, e non parliamo di decenni fa; oggi al posto dei dirigenti ci sono invece i sondaggisti, nella convinzione che la politica sia una merce da vendere.

Non c’è poi da stupirsi se il Pd abbia smarrito il senso della discussione politica persino nel momento in cui questa dovrebbe essere il cuore del Congresso, nel quale di tutto si ciancia tranne che della linea politica, affastellando invece polemiche cervellotiche su regole e meccanismi. E dunque si è pensato di mettere un po’ di sangue in questo anemico Pd con qualche iniezione di voto online per le primarie. Elly Schlein ne ha fatto una battaglia politica fermandosi all’ultimo istante per evitare il burrone, come le auto di “Gioventù bruciata” lanciate a tutta velocità verso la fine. E proprio come James Dean in quel film, Elly ha frenato in tempo accontentandosi di un compromessino molto poco rivoluzionario: ai gazebo il 26 febbraio per votare Schlein o Bonaccini si andrà di «persona personalmente», com’è normale che sia, mentre il voto online sarà possibile solo per gli anziani con disabilità, per chi abita in zone interne lontane dai gazebo (ma in che modo verranno stabilite?) e per chi si trova all’estero.

Scongiurato dunque il pericolo di una replica in stile grillino modello Rousseau (la piattaforma, non il pensiero), ecco che il Pd apre all’online ma giusto alla categoria più lontana dalle moderne tecnologie: gli anziani con disabilità conclamata. In teoria, online per online, si poteva escogitare un modo per attrarre giovani e giovanissimi, quelli per i quali il Pd è un partito pieno di polvere e ragnatele. Ma no, allarghiamo la base dei votanti agli anziani. Hasta la victoria siempre.

di Mario Lavia

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