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Fini Violante Hegel

La destra e la sinistra fra reale e razionale, Fini e Violante su Hegel

Destra e sinistra esistono ancora? Hegel e le parole di Luciano Violante e Gianfranco Fini in un incontro della Fondazione Tatarella della Fondazione Tatarella

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La destra e la sinistra fra reale e razionale, Fini e Violante su Hegel

Destra e sinistra esistono ancora? Hegel e le parole di Luciano Violante e Gianfranco Fini in un incontro della Fondazione Tatarella della Fondazione Tatarella

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Destra e sinistra esistono ancora? Hegel e le parole di Luciano Violante e Gianfranco Fini in un incontro della Fondazione Tatarella della Fondazione Tatarella

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Destra e sinistra esistono ancora? Hegel e le parole di Luciano Violante e Gianfranco Fini in un incontro della Fondazione Tatarella della Fondazione Tatarella

Ah, Georg Wilhelm Friedrich: quant’eri geniale, e quanto strano. Quanto idealismo e quanta disattenzione convivevano in te. Come quando la tua casa prese fuoco e al domestico terrorizzato dicesti: «Rivolgiti a mia moglie, è lei che si occupa delle faccende domestiche». O quando girellavi in pieno giorno in vestaglia da notte e cappello con annesso pon pon perché sempre morbidezza per la testa ci vuole…

Chi l’avrebbe mai detto che il filosofo tedesco più studiato e più discusso facesse capolino nel dibattito politico di questi nostri tempi, così infarcito di scherni e contumelie. E infatti il neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, lo cita alla Camera ma – chissà quanto volutamente – scambia il riferimento alla filosofia «che è il proprio tempo appreso con il pensiero» con la conoscenza che deve svolgere lo stesso compito; pericolosamente incuneandosi poi «nell’ontologia dell’infosfera globale» e infine planando «sull’apocalittismo difensivo». Molti onorevoli hanno ironizzato, pochi hanno fatto lo sforzo di capirlo. Ma appunto, tant’è: lo sberleffo che prende il posto del confronto ci fa precipitare in un abisso e a qualcuno piace sguazzarci dentro.

Però – sempre usando quel pizzico di ironia che eleva – Hegel no: su Hegel, parafrasando uno slogan pubblicitario d’antan, non si può. È un pilastro del pensiero moderno per cui è doveroso hegelizzarci tutti, senza riserve e con la giusta voluttà. Ne ha dato un esempio l’ex presidente della Camera Luciano Violante nel corso di un dibattito con uno dei suoi successori, Gianfranco Fini, sull’abbrivio della Fondazione Tatarella guidata dal nipote dell’ex ministro dell’Armonia, Fabrizio, discettando con lui riguardo al tema tutt’altro che peregrino se destra e sinistra esistano ancora oppure se siano categorie da riporre nella soffitta della storia.

Hegel, ha spiegato Violante, serve proprio a capire quella differenza che esiste eccome e getta luce anche sul perché a destra ci si unisce mentre a sinistra non si finisce mai di litigare. L’assunto hegeliano più famoso – «Il reale è razionale» – è preso di peso dagli uomini di destra che non discutono il reale ma lo assumono. Il contrario di ciò che fanno a sinistra, dove lo schema è rovesciato e il razionale è reale e perciò s’impegnano ad adattare quest’ultimo ai loro desideri. I primi si adeguano al mondo, provando a enfatizzarne i benefici minimizzando le negatività; i secondi si sbracciano per cambiarlo, esaltando le proprie convinzioni. Anche a scapito dei compagni di viaggio: di qui le infinite discussioni, contrapposizioni, scissioni.

Non male, vero? La conoscenza, sempre hegelianamente parafrasando il ministro, ne ricava un bel profitto. E una volta presa questa rincorsa di pensiero e di azione, come ci si può fermare? Infatti, nel contesto tatarelliano, Fini mette da parte Hegel (forse perché su quelle orme si è poi incamminato Karl Marx per approdare al comunismo…) per attaccare il politically correct sinistrese, che pretende di giudicare con gli occhi dell’oggi i fatti del passato e perciò distrugge le statue di Cristoforo Colombo ‘razzista’, ricordando che destra e sinistra sono fattispecie plurali, che ce ne sono tante e non tutte assimilabili, tuttavia finendo così per ripiombare nel reale-razionale tanto decantato dal gigante di Stoccarda. E neppure Violante si ferma, anzi. Certo che destra e sinistra sono plurali. Ma proprio per questo è fondamentale il rispetto e il dialogo, sempre scansando l’anatema: «Avversari, mai nemici».

Gli applausi scrosciano, i riconoscimenti reciproci pure. «Bisogna salvaguardare l’identità dell’Occidente» chiosa il fondatore di An. «Liberiamo la pubblica amministrazione dai troppi giuristi» infilza Violante. E tutti e due concludono ricordando i troppi misteri degli anni di piombo e i giochi oscuri dei servizi. Ciao Hegel, ci sei servito. Ora torna ai tuoi vizi, a noi lascia le virtù.

di Carlo Fusi

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