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La politica è rimasta molto indietro

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Oggi in Italia la nostra politica, nel pieno della crisi con la Russia per le minacce d’invasione in Ucraina, si divide in atlantisti e orientalisti. E mentre gli altri Paesi si muovono, noi rimaniamo indietro.

La politica è rimasta molto indietro

Oggi in Italia la nostra politica, nel pieno della crisi con la Russia per le minacce d’invasione in Ucraina, si divide in atlantisti e orientalisti. E mentre gli altri Paesi si muovono, noi rimaniamo indietro.
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La politica è rimasta molto indietro

Oggi in Italia la nostra politica, nel pieno della crisi con la Russia per le minacce d’invasione in Ucraina, si divide in atlantisti e orientalisti. E mentre gli altri Paesi si muovono, noi rimaniamo indietro.
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Un grande avvenire dietro le spalle. Stiamo parlando della Guerra fredda, quell’equilibrio della forza e della paura che ha segnato la seconda metà del secolo scorso, fino al tracollo dell’Unione Sovietica. Un bipolarismo globale facile da comprendere che ha lasciato un po’ di nostalgie in giro. Soprattutto in Italia dove oggi la nostra politica – nel pieno della crisi con la Russia per le minacce d’invasione in Ucraina – si divide in atlantisti e orientalisti. Il leader della Lega Matteo Salvini fa sapere che con Putin e la Russia bisogna dialogare. Il grillino Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, invece fa più l’atlantista: una svolta considerando la passione di qualche tempo fa dei 5 Stelle per la via della Seta cinese. Cambiare idea è legittimo, per carità. Ma il dibattito che si è innescato in Italia sulla questione russa è il più antistorico che si possa consumare. Mentre la nostra politica ancora discute di bipolarismi passati, gli altri Paesi si muovono. Il francese Macron incontra Putin e il leader ucraino Zelensky. Il premier inglese Johnson vede Zelensky e telefona a Putin. Il presidente turco Erdogan si pone come possibile mediatore fra KievMosca. Le loro iniziative potranno fallire o andare in porto ma sono contemporanee. In Italia a seguir le chiacchiere della politicaa parte la telefonata di Mario Draghi con Vladimir Putin (Draghi che il presidente russo ha invitato da tempo a Mosca) – sembra che la cortina di ferro esista ancora. Nella (loro) testa, nostalgia canaglia.   di Massimiliano Lenzi

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