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L’amichevole pareggio Greta-Mario

Si può discutere senza abbattere. Mario Draghi ha saputo rispondere nel modo corretto al “bla bla bla” di Greta Thunberg.
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L’amichevole pareggio Greta-Mario

Si può discutere senza abbattere. Mario Draghi ha saputo rispondere nel modo corretto al “bla bla bla” di Greta Thunberg.
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L’amichevole pareggio Greta-Mario

Si può discutere senza abbattere. Mario Draghi ha saputo rispondere nel modo corretto al “bla bla bla” di Greta Thunberg.
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Si può discutere senza abbattere. Mario Draghi ha saputo rispondere nel modo corretto al “bla bla bla” di Greta Thunberg.

Mario Draghi è sopravvissuto all’incontro con Greta Thunberg. Permetteteci un po’ di ironia, a margine dei giorni milanesi sul clima. In occasione della Youth4Climate, il presidente del Consiglio ha ricevuto l’attivista svedese, accompagnata dal volto emergente di Friday for Future, Vanessa Nakate. Torneremo su quest’ultima, ma restiamo sul faccia a faccia Draghi-Thunberg.

Il capo del governo sa perfettamente di dover passare anche da Greta per farsi ascoltare dai ragazzi ma ha scelto l’unico terreno possibile, per non rischiare i disastri mediatici di Donald Trump, di tanti potenti e dello stesso, povero ministro Cingolani. In ginocchio da lei, in uno scatto particolarmente sfortunato. L’ha accolta come un’autorità, una delle tante, riconoscendole a un tempo il massimo rango possibile e disinnescando i pericoli tipici degli incontri in ambiti poco confident per lui. Non sappiamo se per un preciso disegno o semplice scelta cerimoniale, di sicuro Draghi è riuscito a dire ciò che voleva, senza che il suo scalpo si aggiungesse alla lunga lista.

Quanto a Vanessa Nakate, il processo di emancipazione da Greta della ventiquattrenne ugandese è già cominciato ed è una buona notizia per il movimento. Non devono essere amiche per forza e la cosa non ci riguarda, ma le vite che più diverse non potrebbero essere, lo stesso modo differente di parlare in inglese, finiscono per arricchire. Perché le superstar servono a catalizzare l’attenzione e creare i fenomeni globali, ma alla lunga la varietà vince sul one woman show.

 

di Marco Sallustro

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