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Le parole (spesso) ignorate

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Seguito come da prassi da un diluvio di complimenti, le parole del Presidente Mattarella vengono ignorate nella sostanza dai politici

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Le parole (spesso) ignorate

Seguito come da prassi da un diluvio di complimenti, le parole del Presidente Mattarella vengono ignorate nella sostanza dai politici

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Le parole (spesso) ignorate

Seguito come da prassi da un diluvio di complimenti, le parole del Presidente Mattarella vengono ignorate nella sostanza dai politici

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Il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rappresenta un momento solo apparentemente routinario di riflessione collettiva sugli eventi trascorsi e sulle sfide future. Seguito come da prassi da un diluvio di complimenti e salamelecchi, viene regolarmente… ignorato nella sostanza dai politici.

Sergio Mattarella non poteva che partire dall’auspicio della fine dei due laceranti conflitti in Ucraina e Medio Oriente, evidenziando la necessità di soluzioni che difendano i diritti umani e restituiscano giustizia. Lo ha fatto ricordando i missili di Natale sull’Ucraina e i neonati morti tanti nella Striscia di Gaza.
Parole di saggezza ed equilibrio, mentre maggioranza e opposizione sono trasversalmente divise sulla Russia e Israele. Il governo – grazie al cielo – è ancorato alla posizione atlantista della presidente del Consiglio, perché gli amici di Putin non mancano e non vedono l’ora di tornare a farsi sentire in questo 2025. Quanto all’opposizione, in politica estera ci sono almeno 4 posizioni diverse e inconciliabili. Un guazzabuglio imbarazzante.

Il Capo dello Stato ha invitato i cittadini a un maggiore impegno nella vita pubblica, ribadendo che la democrazia si nutre della partecipazione attiva e ricordando chi si spende per gli altri. Sarà letto in modo opposto da destra e se sinistra, ma il Presidente parlava a tutti. E in questo è probabile che resterà inascoltato da tutti, come si diceva.

Sacrosanti i richiami alla sicurezza sul lavoro, all’occupazione giovanile, al precariato, alle morti sul lavoro, alle condizioni inaccettabili delle carceri e alla lotta alla violenza di genere, temi che hanno segnato profondamente l’anno trascorso.

L’anno nuovo, intanto, porta con sé sfide complesse, ma anche opportunità di crescita e rinnovamento. Vorremmo si parlasse molto di più di queste ultime, ma non ci facciamo illusioni. Il nostro è un Paese assuefatto alla lamentela, a dare la colpa agli altri, ad aspettare “o’ cocco ammunnato e buono”. Il cocco già preparato e ‘sbucciato’, pure buono e fresco. Mai che qualcuno accetti il concetto di fatica, sfida, evoluzione, scatto in avanti. Realtà ormai apertamente impopolari: fate un test fra gli amici e poi sappiateci dire…

In conclusione, l’anno che ci attende sarà determinato dalla nostra capacità di affrontare le sfide con responsabilità, unità. Ma anche spirito di sacrificio, un po’ di fantasia e – perché no – il coraggio di non accontentarsi e non ascoltare i numerosi profeti di sventura.

Il Presidente Mattarella, infine, ha parlato anche di noi giornalisti, ricordando l’arresto illegale di Cecilia Sala in Iran e il valore della libera stampa. Che non vuol dire puntare il dito dal divano, ma andare a guardare da vicino. Aiutando tutti noi a comprendere un mondo complesso e spesso diversissimo dal nostro.

Di Fulvio Giuliani

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