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Milano-Cortina 2026

Milano-Cortina 2026, sull’Oval il cerchio non si chiude

La partita che riguarda il futuro dell’Oval di Torino si gioca anche sul piano politico, con vista Milano-Cortina 2026  
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Milano-Cortina 2026, sull’Oval il cerchio non si chiude

La partita che riguarda il futuro dell’Oval di Torino si gioca anche sul piano politico, con vista Milano-Cortina 2026  
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Milano-Cortina 2026, sull’Oval il cerchio non si chiude

La partita che riguarda il futuro dell’Oval di Torino si gioca anche sul piano politico, con vista Milano-Cortina 2026  
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La partita che riguarda il futuro dell’Oval di Torino si gioca anche sul piano politico, con vista Milano-Cortina 2026  

L’Oval del Lingotto, il palazzetto adibito alle gare di pattinaggio di velocità costruito per i Giochi Olimpici invernali di Torino 2006, avrebbe bisogno di un piccolo restauro. Roba da 10-14 milioni di euro. Noccioline, se si tiene conto che per costruirne uno ex novo in vista di Milano-Cortina 20026 ne servirebbero circa 75 (la stima iniziale di 50 è lievitata per via del caro energia e dell’aumento del costo delle materie prime). Una richiesta così elevata da determinare lo stop al progetto che aveva individuato in Baselga di Piné, paesino di 5mila anime dell’Alta Valsugana in provincia di Trento, il luogo perfetto dove posare la prima pietra.

La notizia ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi già intravedeva per il palazzetto un destino da ecomostro in mezzo al nulla. Come richiesto dal regolamento di questa disciplina, l’opera prevede un anello coperto da 400 metri. L’Oval sarebbe quindi il tempio perfetto per ospitare la gara. Ma questa partita non è solo una questione di costi e di location: si gioca in parte, inevitabilmente, anche sul piano politico. Lombardia e Veneto non dimenticano infatti il no del Piemonte (e dell’allora sindaco pentastellato di Torino Chiara Appendino), che si tirò indietro a tre giorni dalla data del deposito del dossier olimpico. Oggi serve mettere da parte l’emotività e i vecchi rancori in nome dell’interesse pubblico perché quei soldi, prima ancora che dei politici, sono soprattutto nostri. Siamo ancora in tempo.

di Ilaria Cuzzolin

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