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Boccia Sangiuliano

Sempre peggio

Come si può mai conciliare quest’idea di governo con il tragicomico affaire Sangiuliano-Boccia? Come si può tollerare una simile condizione?

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Come si può mai conciliare quest’idea di governo con il tragicomico affaire Sangiuliano-Boccia? Come si può tollerare una simile condizione?

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Come si può mai conciliare quest’idea di governo con il tragicomico affaire Sangiuliano-Boccia? Come si può tollerare una simile condizione?

L’aspirazione a ‘fare la storia’ è lodevole ma anche impegnativa come poche. Significa fare umanamente tutto ciò che si può in favore del Paese, prima ancora che del governo e del partito. Sarà retorico ma lo è almeno quanto l’immagine scelta dal capo del governo – non certo a caso – nell’incontro con i gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia.

Come si può mai conciliare quest’idea di governo con il tragicomico affaire Sangiuliano-Boccia? Come si può tollerare una simile condizione, pur riconoscendo i problemi politici di Palazzo Chigi? Un conto è gestire la sostituzione del ministro Fitto, destinato al ruolo di commissario europeo; tutt’altra faccenda dover sostituirne due di ministri, uno dei quali per l’incredibile feuilleton di fine estate apparecchiato dal ministro della Cultura e dalla sua ex amante (terminologia un po’ di bassa lega, ma sono loro a essersi descritti nei fatti in tal guisa).

A proposito di bassa lega, come tutti abbiamo letto l’ultimo verbo di Maria Rosaria Boccia affidato a Instagram: uno sconclusionato ragionamento – non si capisce se ammiccante, allusivo o minaccioso – sul «potere» che lascia sconcertati, sino al trionfo assoluto del riferimento a «l’altra». Poi l’intervista a La Stampa: un dire e non dire, accusare (senza onore della prova, chi ricatterebbe il ministro?) e lasciar intendere, in un quadro sconcertante pensando al ruolo a cui la si voleva destinare. Come toccare il fondo e cominciare a scavare.

Giorgia Meloni, che non vuole sentir parlare di rimpasto e ciò è legittimo, si è trovata per una serie di incredibili coincidenze con più ministri in bilico e tutti del suo partito. Tutto vero, tutto spiegato, persino comprensibile, ma resta l’abisso fra la Storia e le storie di Instagram.

Oggi è sin troppo semplice scrivere che la presidente del Consiglio avrebbe fatto benissimo ad accettare le dimissioni del ministro Sangiuliano.

Avrebbe arginato i danni politici, preso le distanze da una storia di cui lei stessa finisce per essere la vittima più illustre, costretta ad assistere all’incredibile scena di una privata cittadina che ribatte alle parole del capo del governo in un surreale ping pong fra televisione e social network.

Giorgia Meloni non molla i suoi e questo è il riflesso di una formazione e di una cultura politica rivendicate con orgoglio, ma sopra ogni altra cosa non possono che esserci l’interesse, l’onorabilità e la faccia del Paese.

Fra pochi giorni, a Pompei o altrove (chissà), si terrà il G7 della cultura e potete immaginare come ci guarderanno dall’estero, divertiti da una storia vecchia come il mondo ma anche pronti a ironizzare sui soliti, incorreggibili italiani.

Potrà esserci il ministro Sangiuliano? Potrà esserci chiunque altro al suo posto – ipotesi tutt’altro che peregrina – di freschissima nomina per cotanti motivi?

In un caso e nell’altro il tema non saranno le corna ma il nostro peso politico, le conseguenze pagate dall’Italia. Facciamo gli scongiuri.

di Fulvio Giuliani

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