Grande indignazione della stampa italiana per un tragico fatto di cronaca: a Ercolano sono stati uccisi due giovani incensurati che sarebbero stati scambiati per ladri o per rapinatori dal proprietario di una villetta. Erano fermi in auto, lungo una strada, dopo aver giocato a calcetto.
Più che indignati (sentimento necessario ma non sufficiente), noi siamo incazzati. Con la stampa italiana. Non per quello che ha scritto sulla vicenda bensì per il modo con cui, da anni ormai, racconta il resto, ovvero gli episodi di presunta legittima difesa nel nostro Paese.
Proviamo a usare la logica. Se la difesa è legittima, chi la esercita non può che essere assolto. Per farlo, ovvero per raccogliere le prove necessarie a dimostrare la legittima difesa, va da sé che colui che si difende debba essere indagato. Anche a sua tutela. Ebbene, nella narrazione italiana la legittima difesa diventa invece quasi sempre un atto cattivo di chi lo mette in pratica e l’avviso di garanzia è sovente presentato come una condanna.
Il che produce un cortocircuito: portare una parte dell’opinione pubblica a solidarizzare con gli sparatori, laddove ce ne sono di buoni (ovvero dentro la legge) e di cattivi (al di fuori della legge). Questa litania, anziché rendere il nostro Paese un luogo migliore e più sicuro, rischia di peggiorarlo, mettendoci persino davanti a fatti tragici come quello di Ercolano, con due vittime innocenti.
Non si tratta di assolvere ciò che è accaduto laggiù, sarebbe impensabile. Ma di ragionare sul resto.
di Jean Valjean
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