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TrasciNati, la difesa comune europea

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Nonostante le divisioni di destra e sinistra (in Italia e in Europa), il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti) la risoluzione a favore della difesa comune

TrasciNati, la difesa comune europea

Nonostante le divisioni di destra e sinistra (in Italia e in Europa), il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti) la risoluzione a favore della difesa comune

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TrasciNati, la difesa comune europea

Nonostante le divisioni di destra e sinistra (in Italia e in Europa), il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti) la risoluzione a favore della difesa comune

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Con straordinaria puntualità la sinistra italiana ha perso un altro appuntamento con la storia. Si è divisa al suo interno e si è divisa dalla sinistra europea. Certo, anche la maggioranza di governo si è divisa. Ma – a parte che la gara a chi si divide di più dai governi europei è già di suo una gara fra perdenti – almeno la destra si è divisa segnalando chi la guida e chi invece ne fa parte non condividendone la linea politica.

Il Parlamento europeo ha comunque approvato a larga maggioranza (419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti) la risoluzione a favore della difesa comune. Ma nel suo spezzatino la sinistra è riuscita a far passare in secondo piano le divisioni nella maggioranza. E nel suo votare assieme alla Lega ha rimarcato l’assenza, in Italia, di una alternativa al governo in carica. Un capolavoro.

La sinistra, insomma, ha cercato nel proprio passato. E replicato a valere per il futuro il proprio destino di europeisti in eterno ritardo. Vocati a far credere domani di non avere ieri fatto il contrario di quel che diranno. Da un pezzo, infatti, dispensano lezioni di europeismo. Ma non hanno mai fatto i conti con l’errore storico di avere votato contro il Sistema monetario europeo. Quindi contro il processo che portò alla nascita della moneta unica, dell’euro. Che è stato un grande successo europeista e, quindi, una grande macchia sul loro presunto europeismo. Oggi non si sono sottratti al mancare l’appuntamento anche con la difesa comune.

Supporre che quel voto abbia a che vedere con il presunto pacifismo e il ripudio delle armi è immaginare che manchi loro il senso del ridicolo. Visto che fu a guida della sinistra un governo che portò (giustamente) l’Italia nel conflitto dei Balcani. Pensare che a far premio sia stato il ragionamento esposto dalla segretaria del Partito democratico – ovvero l’opportuna osservazione su quanto sia preferibile una spesa comune rispetto alla crescita delle spese nazionali – sarebbe come dire che quella non è una forza politica che compie scelte politiche e preferisce il meglio al peggio. Ma una setta che persegue il bene e rifugge il compromesso.

La triste realtà è che il Pd non si è sottratto all’attrazione del Movimento 5 Stelle. Che ieri ha rimesso in onda lo spettacolo triste del primo governo Conte e, quindi, della comune posizione con la Lega. Ragione per cui, lealmente, si deve riconoscere che alla sinistra è riuscito un colpo da manuale, commettendo tutti i possibili errori e procurandosi tutti i possibili danni.

Tutto ciò oscura il ricongiungersi nell’astensione. Visto che Fratelli d’Italia non ha votato il documento sull’Ucraina, nell’inutile sforzo (assieme a Forza Italia) di far finta che nulla sia successo e che ripetendo la preghiera della solidarietà atlantica si possa sperare nel miracolo di far sparire le scelte, sia ripugnanti sia ondivaghe, compiute dalla Casa Bianca. Occupata da chi essi ricoprirono di lodi. E vaneggiando dell’irrealizzabile costruzione di un ponte che, oramai, collega soltanto le loro contraddizioni con il terreno magico in cui possano non risaltare.

Alla fine, ed è un passaggio molto importante, Fratelli d’Italia ha votato a favore della risoluzione europea. Così come votò a favore della Commissione europea. Anche loro europeisti riottosi, anche loro trascinati scalciando, a conferma di quella nomea che ci perseguita come italiani: nati per essere condotti laddove si disse di non volere andare, pronti a cercare la sponda vincente avendo imboccato la direzione perdente.

Questi giorni e questo voto restino nella nostra memoria perché, quando si rialzeranno i misirizzi pronti a denunciare come sopruso l’esistenza di un asse fra la Francia e la Germania, si possa indicare loro il perché di quella esistenza: perché ci sono loro a impedire all’Italia una posizione più dignitosa e all’Unione Europea delle scelte di cui si possa essere orgogliosi.

Date le premesse, è quindi andata bene. Sebbene sarà difficile far finta che sia successo per merito di questi protagonisti politici.

di Davide Giacalone

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