Se un tempo la questione era “talent show, sì o no”, più visti come un’arena furba per far emergere nuovi talenti bruciando le tappe, il dibattito ora si elevato a problematiche ben più serie.
Ha suscitato scalpore la notizia arrivata dalla Cina, dove la censura si è abbattuta sui talent show (al pari di programmi nostrani come “Amici di Maria De Filippi”) rei di generare una “cultura immorale tra i giovani”.
A finire sotto l’occhio inquisitore del Governo Cinese sono i “falsi idoli” che, secondo l’Amministrazione Statale per la Radio, il Cinema e la Televisione, veicolano messaggi negativi a causa dei comportamenti effeminati di alcuni artisti e delle loro opere. Per questo motivo è stato chiesto espressamente ai media cinesi di “correggere con forza i problemi legati alla violazione delle leggi e della morale degli artisti e di instaurare un’atmosfera di amore per il Partito Comunista e il Paese”.
Purtroppo non si tratta della trama di un nuovo film distopico, ma di una decisione presa dai massimi capi di Stato nel 2021, avvalendo le proprie teorie con eufemismi del tipo “estetiche anormali, stili volgari e personaggi dalla morale decadente”.
Eppure è proprio grazie a questo genere di programmi che nascono le migliori promesse della musica o della danza a livello mondiale e che per i giovani costituiscono un’opportunità importante per far conoscere la propria arte.
Non è la prima volta che lo Stato più esteso dell’Asia orientale fa discutere per le sue scelte politiche limitanti la libertà d’espressione. Uno degli ultimi episodi riguarda l’allarme lanciato dagli studenti dell’Università di Shangai, intenzionata a stilare una lista di tutti gli “studenti appartenenti alla comunità Lgbt”. Nel documento ricevuto dai ragazzi, l’istituzione chiede inoltre di indicare “posizioni ideologiche”, contatti sociali, “condizioni psicologiche” ed eventuali “disturbi mentali”.
Frasi da far accapponare la pelle se solo si pensa a quanto, ancora oggi, migliaia di ragazzi e ragazze soffrono per la difficoltà e talvolta l’impossibilità di essere se stessi a causa del bullismo procurato dagli altri, che invece lo Stato dovrebbe disincentivare.
Tra i diktat imposti dalla Cina ultimamente ce n’è un altro che riguarda i giovani e appare davvero curioso: ha limitato l’uso dei videogiochi online per i minori di 18 anni a tre ore settimanali, al fine di contrastare la diffusione della dipendenza da videogiochi nella popolazione più giovane.
Ancora una volta aleggia l’ombra della dittatura e della censura che non solo non porta a esaudire le motivazioni per le quali vengono prese tali decisioni, ma priva un popolo del pensiero, della libertà, dei sentimenti e dell’identità stessa. Perché censurare qualsiasi forma d’arte significa proprio questo. La storia insegna che il proibizionismo non ha mai sortito gli effetti desiderati.
Anche se un pochino di misura nelle cose a volte non guasterebbe. Questo va detto.
In Italia a pochi giorni dalla messa in onda della trasmissione Grande Fratello Vip non può non far sorgere delle perplessità la notizia che Tommaso Eletti sarà uno degli inquilini della casa più spiata d’Italia.
Il ragazzo si era già fatto notare nell’edizione passata di Temptation Island per la sua morbosa gelosia nei confronti della fidanzata, suffragata da frasi del tipo “lei è mia e non deve guardare nessun altro”, “il suo corpo è sacro, non lo deve mostrare” o “sai quanto sono malato”.
La televisione può educare anche laddove i programmi mettono in scena contenuti come quelli del famoso reality estivo. Ma se si pensa che dello smalto sulle unghie o degli abiti eccentrici possano essere un cattivo esempio per i ragazzi, mentre la gelosia ossessiva e la manipolazione vengono passate in prima serata e degne di essere definite “vip”, evidentemente il problema non è solo della Cina.
Di Alessia Luceri
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