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Angelo Dalle Molle, dal Cynar all’intelligenza artificiale

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Angelo Dalle Molle, imprenditore nato a Mestre nel 1908, è noto ai più come l’inventore dell’amaro Cynar. Ma negli anni Settanta fu uno degli inventori del car sharing e dell’intelligenza artificiale

Angelo Dalle Molle, dal Cynar all’intelligenza artificiale

Angelo Dalle Molle, imprenditore nato a Mestre nel 1908, è noto ai più come l’inventore dell’amaro Cynar. Ma negli anni Settanta fu uno degli inventori del car sharing e dell’intelligenza artificiale

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Angelo Dalle Molle, dal Cynar all’intelligenza artificiale

Angelo Dalle Molle, imprenditore nato a Mestre nel 1908, è noto ai più come l’inventore dell’amaro Cynar. Ma negli anni Settanta fu uno degli inventori del car sharing e dell’intelligenza artificiale

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Esiste una storia che lega l’amaro Cynar, l’intelligenza artificiale e la sostenibilità ambientale, con un unico protagonista a fare da filo conduttore. È una vicenda vera che ruota attorno a una figura sorprendente. Quella di Angelo Dalle Molle, imprenditore nato a Mestre nel 1908, capace di lasciare un’impronta profonda. Tanto nel mondo della cultura popolare quanto in quello della ricerca tecnologica. Conosciuto ai più come l’inventore dell’amaro Cynar – il celebre liquore negli anni Settanta che ancora si ricorda anche per lo slogan “Contro il logorio della vita moderna” – non si fermò mai al solo successo commerciale, anzi. Utilizzò quel picco di popolarità, raggiunto negli anni del boom economico, per intraprendere un viaggio molto più ambizioso.

Spinto da una visione futuristica, Dalle Molle investì infatti le sue risorse per facilitare l’incontro fra scienza, tecnologia e qualità della vita. Dopo aver venduto le sue quote aziendali negli anni Settanta, dedicò le sue energie a progetti che oggi definiremmo pionieristici. Il primo tassello della sua visionaria rivoluzione porta a Stra, in Veneto, dove fondò il Centro studi della Barbariga. Un luogo dove scienziati e pensatori collaboravano per studiare soluzioni ai problemi ambientali emergenti, come l’inquinamento urbano.

Da queste riflessioni nacque il primo progetto italiano di auto elettrica e soprattutto il concetto di car sharing. Molto prima che quest’ultimo diventasse una pratica diffusa nelle città di tutto il mondo. Ma la sua visione andava ancora oltre. Preoccupato dalla ‘disumanizzazione’ che sentiva acuirsi in un mondo già allora sempre più burocratizzato e automatizzato, promosse la creazione di piccoli istituti di ricerca altamente specializzati. È così che nel 1973 nacque a Lugano l’Istituto della Fondazione Dalle Molle per gli studi semantici e cognitivi. Un centro dedicato alla relazione tra linguaggio e mente umana.

Il vero colpo di genio arrivò però nel 1987, con la fondazione dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale (Idsia), anche questo a Lugano. In un periodo definito come il “grande inverno dell’intelligenza artificiale”, in cui il settore era in piena crisi di investimenti e fiducia, Dalle Molle osò credere nel futuro di quella che oggi chiamiamo AI. Teorizzando uno scenario che all’epoca appariva impensabile. Sotto la guida dell’informatico tedesco Jürgen Schmidhuber l’istituto divenne presto un centro di eccellenza mondiale nello studio delle reti neurali. Sviluppando le Long short-term memory (fondamentali oggi per la traduzione automatica), il riconoscimento vocale e la generazione di testi. Tecnologie attualmente al cuore di sistemi come ChatGpt.

Oggi il nome di Angelo Dalle Molle rischia di essere dimenticato, eppure la sua influenza è ovunque. Nelle applicazioni di intelligenza artificiale che usiamo quotidianamente, nei servizi di car sharing delle nostre città, nel dibattito contemporaneo su un’innovazione al servizio dell’uomo. Dalle Molle immaginava un progresso tecnologico che migliorasse la qualità della vita, non che la sacrificasse. Dal “logorio della vita moderna” denunciato nelle pubblicità del Cynar all’era dell’intelligenza artificiale. Il filo rosso è la stessa instancabile volontà di costruire un mondo migliore. Teorizzato decenni fa da un visionario che seppe essere non soltanto un uomo del suo tempo.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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