Dieci anni perché gli venisse riconosciuto che le accuse di violenza sessuale della sua domestica erano assolutamente infondate. L’altra faccia della medaglia dello stesso sistema che non fa scattare misure preventive per chi viene denunciato per qualcosa che ha fatto davvero. Come è necessario tutelare le vittime, lo è anche far sì che non ci voglia un decennio per smontare castelli accusatori che potevano crollare subito, con un esame del Dna.
L’eccesso o al contrario l’assenza di misure preventive, che un disegno di legge punta a inasprire, non sciolgono un nodo irrisolto: il meccanismo della giustizia che continua a essere elefantiaco. Non si può vivere in uno Stato di polizia, affidandosi a quelle misure e poi dover aspettare anni per la verità processuale.
Le sentenze devono arrivare in tempi che siano accettabili, perché è questo che consentirebbe di sentirsi al sicuro e non in balia di meccanismi che si inceppano. Con innocenti che rimangono in un limbo per anni, quando non in carcere.
di Annalisa Grandi
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche
A novant’anni dalla sua scomparsa, il cuore di Hachikō batte ancora a Shibuya – IL VIDEO
08 Aprile 2025
L’8 marzo 1935, un cane bianco di razza Akita esalava il suo ultimo respiro. Il suo nome era Hac…
La meglio gioventù: Mattarella nomina 29 “Alfieri della Repubblica”
05 Aprile 2025
Sono 29 i nuovi “Alfieri della Repubblica” nominati oggi dal Presidente Mattarella al Quirinale….
Post-it, quarantacinque anni fa l’invenzione nata da un errore
05 Aprile 2025
Alzi la mano chi non ha mai scritto qualcosa su un post-it. La loro origine è ben diversa da que…
Una società rancorosa rende tutto difficile
05 Aprile 2025
Il livore non è solo sui social, ma anche nella realtà. Come può una società rancorosa come la n…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.