Le ipocrisie sull’overtourism
Il dibattito sull’overtourism si nutre di semplificazioni. Tanto per cominciare, vorremmo ricordare ai ribelli “stile Barcellona” e alle vergini vestali di passaggio che tutto questo porta denaro. Molto denaro
Le ipocrisie sull’overtourism
Il dibattito sull’overtourism si nutre di semplificazioni. Tanto per cominciare, vorremmo ricordare ai ribelli “stile Barcellona” e alle vergini vestali di passaggio che tutto questo porta denaro. Molto denaro
Le ipocrisie sull’overtourism
Il dibattito sull’overtourism si nutre di semplificazioni. Tanto per cominciare, vorremmo ricordare ai ribelli “stile Barcellona” e alle vergini vestali di passaggio che tutto questo porta denaro. Molto denaro
Il dibattito sull’overtourism si nutre di semplificazioni. Tanto per cominciare, vorremmo ricordare ai ribelli “stile Barcellona” e alle vergini vestali di passaggio che tutto questo porta denaro. Molto denaro.
In alcuni casi ha ridato dignità a intere aree fra le più depresse delle nostre città.
Da napoletano, sottolineo il caso dei Quartieri spagnoli. Lungi dall’essersi trasformati in Zurigo, accolgono fiumane di turisti, in un trionfo di trattorie, ristoranti, street food, bancarelle e B&B che hanno alimentato un’industria del turismo prima del tutto sconosciuta. Una parte ampia è “sommersa”? Certo e si lavori per evitarlo, senza far tornare i “Quartieri” a quell’area a totale gestione della malavita che è stata per decenni.
Secondo elemento: pagare non solo si può, si deve. Ticket, contributi o altro devono essere considerati la norma, con buona pace dei luogocomunisti.
Così come non tutti i luoghi possono accogliere un numero indefinito di visitatori. Che si tratti di monumenti o intere isole e città.
Perché troppo turismo può far male ma l’ipocrisia fa peggio.
di Fulvio Giuliani
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