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Gelato confezionato, gloria d’Italia dal 1948

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Oltre al suo ruolo emotivo e gastronomico, il gelato industriale ha alle spalle una storia ricca e sorprendente. Che nasce nel secondo dopoguerra e riflette l’evoluzione della società italiana

Gelato confezionato, gloria d’Italia dal 1948

Oltre al suo ruolo emotivo e gastronomico, il gelato industriale ha alle spalle una storia ricca e sorprendente. Che nasce nel secondo dopoguerra e riflette l’evoluzione della società italiana

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Gelato confezionato, gloria d’Italia dal 1948

Oltre al suo ruolo emotivo e gastronomico, il gelato industriale ha alle spalle una storia ricca e sorprendente. Che nasce nel secondo dopoguerra e riflette l’evoluzione della società italiana

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Con l’arrivo del caldo, come un appuntamento fisso che va in scena da decenni, torna protagonista nelle vite degli italiani il gelato confezionato. Un prodotto in grado di evocare ricordi d’infanzia, spiagge assolate, momenti di festa e – perché no? – anche qualche embrionale tentativo di approccio sentimentale. Ma oltre al suo ruolo emotivo e gastronomico, il gelato industriale ha alle spalle una storia ricca e sorprendente. Che nasce nel secondo dopoguerra e riflette l’evoluzione della società italiana.

Tutto comincia nel 1948. Angelo Motta – già celebre per i suoi panettoni natalizi – lancia sul mercato il Mottarello: fiordilatte ricoperto di cioccolato e ‘infilzato’ in uno stecco di legno. È il primo gelato confezionato italiano, una rivoluzione. Fino a quel momento il gelato è stato un piacere artigianale e stagionale, da lì in poi diventa buono per tutte le stagioni e occasioni. Ma soprattutto diventa popolare.

Negli stessi anni nascono prodotti iconici come il Pinguino (a Torino) e il Cremino (a Roma), testimoni di una stagione pionieristica in cui la gelateria si fonde con l’industria. Negli anni Cinquanta il consumo di gelato confezionato è ancora limitato a circa 250 grammi pro capite l’anno, ma la crescita è costante. L’Italia si sta risollevando dalle macerie del conflitto mondiale e il boom economico degli anni Sessanta apre le porte a nuove abitudini. A contribuire ulteriormente all’espansione è l’arrivo del freezer nelle case, unitamente all’efficacia della pubblicità televisiva, con l’indimenticato Carosello infarcito di réclame interpretate da volti noti come Rita Pavone e Patty Pravo.

Nel 1976 un’altra svolta: sul mercato arriva il Cornetto, destinato a diventare uno dei prodotti simbolo del made in Italy nel mondo. L’idea del gelato ‘chiuso’ in un cono pronto all’uso era già nota ma il Cornetto ne migliora la formula e ne standardizza la produzione, facendone un successo planetario. In parallelo la vaschetta da casa cambia le abitudini di consumazione: non più soltanto in strada o a passeggio ma anche a tavola, in famiglia o con gli amici. Il gelato confezionato diventa così specchio dei cambiamenti culturali e tecnologici del Paese. È simbolo della modernità, dell’accesso democratico al piacere, ma anche della capacità tutta nostrana di fondere innovazione, design e gusto. Un prodotto che evolve con il tempo, accompagnando le trasformazioni economiche e le mode sociali.

Negli anni Duemila la spinta alla personalizzazione e alla sostenibilità cambia ancora il volto del settore. Nascono varianti senza glutine, senza lattosio, light e in formato mini. Allo stesso tempo torna la voglia di qualità artigianale, con prodotti gourmet firmati da chef e gelatieri stellati. E la nostalgia diventa un driver potente: il ritorno del Winner Taco nel 2014, sospinto da una campagna social spontanea, è emblematico della relazione affettiva che gli italiani mantengono con i propri gusti preferiti.

Oggi quello del gelato confezionato è un comparto maturo ma vitale. L’Italia ne produce oltre 170mila tonnellate l’anno, con un consumo medio di oltre 2 kg pro capite ed esportazioni in costante crescita. Così, mentre il 74% dei nostri connazionali continua ad associarlo a sensazioni positive – e oltre la metà lo vede come simbolo dell’estate – il gelato confezionato conferma il suo status di patrimonio collettivo. Un piccolo miracolo di ingegneria alimentare, capace di racchiudere in pochi morsi un secolo di storia, tradizione e identità nazionale. E che spesso ci aiuta ad addolcire la realtà quotidiana.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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