Gli arcimiliardari e i provinciali
La tragicomica faccenda della sfida lanciata vicendevolmente da Mark Zuckerberg ed Elon Musk rischia definitivamente di sfuggire di mano
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Gli arcimiliardari e i provinciali
La tragicomica faccenda della sfida lanciata vicendevolmente da Mark Zuckerberg ed Elon Musk rischia definitivamente di sfuggire di mano
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Gli arcimiliardari e i provinciali
La tragicomica faccenda della sfida lanciata vicendevolmente da Mark Zuckerberg ed Elon Musk rischia definitivamente di sfuggire di mano
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La tragicomica faccenda della sfida lanciata vicendevolmente da Mark Zuckerberg ed Elon Musk rischia definitivamente di sfuggire di mano
La tragicomica faccenda della sfida lanciata vicendevolmente da Mark Zuckerberg ed Elon Musk rischia definitivamente di sfuggire di mano. Ai due contendenti, entrambi dotati di ego ipertrofico adeguato alla bisogna, ma anche a chi ritiene abbastanza ingenuamente di poter cavalcare la tigre.
Ci riferiamo, in modo particolare, ai troppi italiani che – facendo sfoggio di un provincialismo a tratti imbarazzante – stanno facendo a gara per candidarsi a ospitare la singolar tenzone fra il fondatore di Facebook, ora a capo della galassia di Meta, e l’uomo che con Tesla e Space X ha oggettivamente scardinato molti dei luoghi comuni del mondo dell’automotive e persino della corsa allo spazio.
Detto ciò, questo sgomitare per offrire una platea quanto più suggestiva e storica possibile alla scazzottata non si sa quanto virtuale fra Mark ed Elon ci lascia un gusto amarognolo in bocca. Per i nostri gusti, un po’ troppo da strapaese… da un’Italia vagamente con il cappello in mano, pronta a montare un ring e un baraccone da Roma a Pompei, pur di far da sfondo a questa sfida surreale. Diciamola tutta, una versione 3.0 della gara a chi la fa più lontano, per non dire peggio…
Un confronto/scontro che farebbe la gioia di qualsiasi psicanalista di media esperienza. Un’operazione di marketing legittima quanto si vuole, ma alla quale non si capisce proprio perché il nostro Paese debba offrirsi come se avessimo bisogno di far da cornice alle manie di arcimiliardari un po’ annoiati e costantemente alla caccia di un modo per restare al centro del ring del mondo.
Siamo i primi a sostenere che il nostro impareggiabile patrimonio storico-culturale vada non solo valorizzato, ma sfruttato adeguatamente. Anche per raccogliere quei denari indispensabili alla cura e allo sviluppo di tesori che tutto il mondo ci invidia.
La volgarizzazione, lo svacco dietro le manie di gente che si sente al di sopra di tutto e di tutti magari ce lo possiamo anche evitare. Se non altro, perché l’esclusività vale ancora molto di più (e finisce per rendere sempre tanto) di una patetica commercializzazione a tutti i costi.
di Fulvio Giuliani
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