La scuola ammazza sogni
Il filosofo Umberto Galimberti punta il dito verso la scuola italiana: se oggi non nascono più geni e creativi, la colpa non è dei giovani ma della fase decadente che attraversa la scuola italiana.
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La scuola ammazza sogni
Il filosofo Umberto Galimberti punta il dito verso la scuola italiana: se oggi non nascono più geni e creativi, la colpa non è dei giovani ma della fase decadente che attraversa la scuola italiana.
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Il filosofo Umberto Galimberti punta il dito verso la scuola italiana: se oggi non nascono più geni e creativi, la colpa non è dei giovani ma della fase decadente che attraversa la scuola italiana.
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Il filosofo Umberto Galimberti punta il dito verso la scuola italiana: se oggi non nascono più geni e creativi, la colpa non è dei giovani ma della fase decadente che attraversa la scuola italiana.
Possibile non nascano più talenti come Mozart, Leopardi, Einstein, che già giovanissimi seppero distinguersi mostrando al mondo intero il proprio talento? Forse i ragazzi di oggi sono meno intelligenti? Secondo il filosofo Umberto Galimberti, assolutamente no! E la colpa è da attribuirsi interamente alla società moderna.
Non è la prima volta che il professore si scaglia verso il sistema; più volte ha denunciato tramite i propri scritti e interventi un’offerta scolastica non all’altezza, incapace di mettere in luce i propri talenti. Una volta terminati gli studi, la situazione purtroppo non è più rosea: “Noi, i giovani non li usiamo! Gli facciamo fare le fotocopie, i lavori Co.Co.Co, i lavori a progetti, i lavori in affitto – denuncia l’accademico – Finché i ragazzi non vengono “usati” nel modo corretto nel mondo del lavoro, le cose non cambieranno. Basti pensare che attualmente in Italia l’età media dei ricercatori ha 50 anni”
Stando alle parole dell’esperto, la società odierna non sarebbe in grado di dare un’identità precisa alle nuove generazioni. Nel suo libro “L’ospite inquietante, il nichilismo e i giovani”, l’autore cerca le cause e le relative soluzioni di questo dramma esistenziale, che sembra aver arrestato la nascita (o l’espressione) di giovani talenti.
Nella lente di ingrandimento di quest’analisi, troviamo il nichilismo, inteso come l’assenza di valori e la mancanza di riferimenti che “fiaccano la nostra anima”.
L’età del nichilismo
Viviamo in un periodo in cui la tecnologia ci pone sconfinate opportunità un tempo impensabili; è un’epoca però in cui l’efficienza, la produttività, la ricerca verso una crescita incessante sono diventate un’ossessione.
Una quotidianità imbevuta di nichilismo, non più solo come semplice filosofia, ma come vera e propria pratica del mondo occidentale.
La mancanza di libertà
Oltre al nichilismo, secondo lo studioso tra i motivi che hanno arrestato il genio nelle nuove leve vi è la mancanza di libertà: “Beethoven, Mozart e tanti altri, sono riusciti a diventare quello che sono stati perché vivevano in una società libera” dice in un’intervista di cui riportiamo il video integrale.
“Einstein ha scoperto la sua formula a 24 anni, non quando ne aveva 60. Leopardi ha scritto ‘L’Infinito’ che ne aveva 21, t’immagini oggi uno che a 21 anni scrive l’Infinito?”. Il fatto che oggi non ci siano più personaggi di tale levatura è espressione di una decadenza reale: “Come può una società crescere e andare avanti senza utilizzare il massimo della potenza creativa, in primis quella appartenente ai giovani?” si interroga Galimberti.
È di fondamentale importanza lasciare spazio ai giovani non solo in termini di quantità ma anche di qualità. Servirebbe incentivarli nel momento giusto, dai 15 ai 30 anni, quando la potenza ideativa è ai massimi, “non sarà un’ideazione organizzata – spiega l’accademico – ma il momento intuitivo sta in quell’età lì”. Come in tutte le cose, non si può trovare una sola regione per rispondere al perché i giovani oggi siano in piena crisi identitaria e creativa e non siano in grado di ripercorrere le strade di Einstein o Michelangelo. I videogiochi, una società multi tecnologica discostata dalla realtà, il distacco tra generazioni e una inadeguata risposta ai bisogni dei giovani sono ragioni alla base di questo decadentismo. .
Dal cuore alla testa
“La testa non si apre, se non si apre il cuore” diceva Platone, proprio perchè è impossibile sviluppare un’intelligenza acuta e scalare le vette del successo senza tenere conto dell’apertura del cuore. Da qui la necessità di sviluppare un sistema scolastico che sia in grado di aprire cuore e mente delle nuove generazioni.
di Claudia Burgio
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