Ospedali, apparecchi diagnostici da sostituire
In Italia sono tantissimi gli ospedali con apparecchi diagnostici da sostituire, come spiega chiaramente un’indagine firmata Confindustria dispositivi medici
| Società
Ospedali, apparecchi diagnostici da sostituire
In Italia sono tantissimi gli ospedali con apparecchi diagnostici da sostituire, come spiega chiaramente un’indagine firmata Confindustria dispositivi medici
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Ospedali, apparecchi diagnostici da sostituire
In Italia sono tantissimi gli ospedali con apparecchi diagnostici da sostituire, come spiega chiaramente un’indagine firmata Confindustria dispositivi medici
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In Italia sono tantissimi gli ospedali con apparecchi diagnostici da sostituire, come spiega chiaramente un’indagine firmata Confindustria dispositivi medici
Recarsi in un ospedale pubblico o privato per sottoporsi a un qualunque esame di diagnostica per immagini (Tac, risonanza magnetica, mammografia, radiografia e affini) equivale più o meno a giocare a ‘testa o croce’: in un caso su due si può star certi che l’apparecchiatura è obsoleta, non in grado di rendere al massimo e dunque da sostituire.
Come spiega un’indagine firmata Confindustria dispositivi medici, Società italiana di radiologia medica e interventistica e Associazione italiana ingegneri clinici, hanno ampiamente raggiunto il momento di essere sostituiti il 42% delle Tac, il 54% delle risonanze magnetiche, il 95% dei mammografi convenzionali (e il 35% di quelli digitali).
Il problema non è sconosciuto alle Istituzioni, anzi: il Pnrr ha previsto proprio per questo capitolo di spesa (l’ammodernamento tecnologico degli ospedali) un investimento pari a 1,2 miliardi di euro, la gran parte dei quali per la sostituzione di 3.133 grandi apparecchiature sanitarie con più di cinque anni di vita. Per ben 2.800 di queste è anche già partita la gara tramite la piattaforma Consip e risultano completati anche i relativi ordini dalle Regioni. Unico, piccolo problema: l’Italia ha chiesto all’Ue una revisione della voce di spesa, con relativo slittamento dal 2024 al 2026, su input di alcune Regioni i cui ospedali non sarebbero pronti a far funzionare le nuove apparecchiature, a smaltire le vecchie e ad adeguare i locali. L’Unione europea ha accolto la richiesta.
di Valentino Maimone
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