Putin e l’Italia: alla fine è solo egoismo
Putin e l’Italia. In Italia, l’amore per la polemica sgangherata sembra aver superato ogni limite nelle settimane della tragedia ucraina. Abbiamo visto quanto la presa di posizione dei Maneskin abbia infastidito tanti benpensanti, pronti ogni giorno a schierarsi con Putin non si sa in nome di quali principi.
Putin e l’Italia: alla fine è solo egoismo
Putin e l’Italia. In Italia, l’amore per la polemica sgangherata sembra aver superato ogni limite nelle settimane della tragedia ucraina. Abbiamo visto quanto la presa di posizione dei Maneskin abbia infastidito tanti benpensanti, pronti ogni giorno a schierarsi con Putin non si sa in nome di quali principi.
Putin e l’Italia: alla fine è solo egoismo
Putin e l’Italia. In Italia, l’amore per la polemica sgangherata sembra aver superato ogni limite nelle settimane della tragedia ucraina. Abbiamo visto quanto la presa di posizione dei Maneskin abbia infastidito tanti benpensanti, pronti ogni giorno a schierarsi con Putin non si sa in nome di quali principi.
Putin e l’Italia. In Italia, l’amore per la polemica sgangherata sembra aver superato ogni limite nelle settimane della tragedia ucraina. Abbiamo visto quanto la presa di posizione dei Maneskin abbia infastidito tanti benpensanti, pronti ogni giorno a schierarsi con Putin non si sa in nome di quali principi.
In Italia, l’amore per la polemica sgangherata sembra aver superato ogni limite nelle settimane della tragedia ucraina.
Ieri, abbiamo dedicato queste righe al “vaffa“ del leader dei Måneskin a Vladimir Putin. Possiamo testimoniare quanto la presa di posizione del gruppo abbia infastidito tanti benpensanti, tante anime belle pronte ogni giorno a schierarsi con il dittatore non si sa in nome di quali principi. Dagli intellettuali agli chef – se un cantante manda a quel paese Putin, uno chef potrà pur difenderlo sparando un po’ di benaltrismo, suvvia – vince solo un terrificante egoismo. Alla fine, è tutto lì.
Certo, nelle critiche piovute ieri, nelle spericolate posizioni del presidente dell’Anpi (chi fece la Resistenza non c’è più, addolora che la loro memoria sia affidata a persone senza scrupoli e senza alcun rispetto della storia e anche per questo lunedì prossimo 25 aprile saremo in edicola con un numero speciale de La Ragione dedicato alla Liberazione), in grandi e piccoli corifei di quanto son belle e forti le dittature è facile scorgere l’atavica passione italica per gli ‘uomini del destino’. Perché, analizzando critiche e dichiarazioni, si resta colpiti dalla loro totale inconsistenza.
Le tesi, anche quelle ammantate di grandi principi e valori, sono di una pochezza imbarazzante. Si riducono alla voglia di farla finita. Tanto a pagare non saremo mica noi, ma questi noiosi ucraini che non vogliono proprio saperne di arrendersi o morire e senza fare troppe storie. Di questo stiamo parlando. Fastidioso da leggere, vero?
Soprattutto per chi è pronto a fare un gran casino per i condizionatori e a confondere senza alcuna vergogna i diversi piani della realtà. Del resto, questo è il Paese, l’humus che permise un accordo ambiguo e francamente incomprensibile come quello con i russi ai tempi del lockdown. Più carte vengono fuori, più ci sarebbe da vergognarsi per la faciloneria, la superficialità con cui sono stati trattati il Paese e lo Stato.
Questo è grave, ancor più della missione da operetta dei militari russi che vennero a fare un po’ di spionaggio sanitario e non sono manco riusciti a realizzare un vaccino contro il Covid funzionante.
di Fulvio Giuliani
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