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Smettiamola di far finta di non vedere

L’evidente e allucinante assurdità della violenza subita da Giulia Tramontano non deve diventare un paravento dietro il quale rifugiarsi. C’è un mondo che fa finta di non vedere
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Smettiamola di far finta di non vedere

L’evidente e allucinante assurdità della violenza subita da Giulia Tramontano non deve diventare un paravento dietro il quale rifugiarsi. C’è un mondo che fa finta di non vedere
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Smettiamola di far finta di non vedere

L’evidente e allucinante assurdità della violenza subita da Giulia Tramontano non deve diventare un paravento dietro il quale rifugiarsi. C’è un mondo che fa finta di non vedere
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L’evidente e allucinante assurdità della violenza subita da Giulia Tramontano non deve diventare un paravento dietro il quale rifugiarsi. C’è un mondo che fa finta di non vedere
Abbiamo scritto molto, abbiamo provato a riflettere insieme – per l’ennesima volta e finendo per provare sensazioni ben note, in un drammatico deja vu – sull’assurdo strazio di una ragazza di 29 anni incinta al settimo mese del suo bambino. Lo abbiamo fatto con le parole che La Ragione ha affidato a Ilaria Cuzzolin e Annalisa Grandi, cercando invano il fondo di questo abisso. Un punto che possa almeno aiutarci a razionalizzare l’inconcepibile. Siamo perfettamente consci, come tutte le donne e gli uomini che in queste ore hanno rivolto un pensiero e dedicato anche pochi secondi del proprio tempo alla memoria di una giovane mamma stroncata dalla follia di un essere abbietto, di non poter arrivare a conclusioni soddisfacenti. Neppure coltiviamo questa pretesa. La follia e la violenza, l’idea della prevaricazione maschile, il concetto distorto di proprietà su un altro essere umano (orrenda degenerazione della naturale esclusività dell’amore) hanno radici sepolte nella notte dei tempi, ma che la nostra società debba ancora fare i conti con questi rigurgiti belluini lascia attoniti. Non mi interessa neppure scrivere delle responsabilità del reo confesso, un soggetto indegno di essere ascritto al genere umano, vorrei provare a esprimere una sola convinzione: abbiamo ancora oggi, nonostante tutto, a dispetto del diluvio di parole e retorica che ci avvolge, un enorme problema di relazione fra i generi. L’evidente e allucinante assurdità di questa violenza non deve paradossalmente diventare un comodo paravento dietro il quale rifugiarsi. Non vale dire: “È un folle, un criminale, cosa c’entrano gli altri uomini“. Questo è scontato, persino ridicolo nella sua banalità, ma sotto la punta dell’iceberg di queste continue morti, c’è un corpaccione di grandi, ma anche piccole mancanze di rispetto, violenze fisiche e psicologiche, soprusi quotidiani. C’è un mondo che fa finta di non vedere, rifiuta anche l’idea stessa di un problema educativo che coinvolga tutti, a partire dai genitori. È una reazione persino in qualche misura comprensibile (non certo condivisibile): troppo dolore, troppo profondo il pozzo nero in cui guardare per non perdersi e cedere alla tentazione di pensare che non potrà mai accadere a noi, al nostro piccolo universo. Ai nostri figli. È un dovere costringerci a pensare, riflettere, affrontare questi temi con i ragazzi a casa, anche e soprattutto nell’età della crescita e della formazione della personalità. Evolveremo solo tutti insieme e se nessuno si sentirà sollevato dalle responsabilità.   di Fulvio Giuliani

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