Zerocalcare e i The Jackal, indagine lavoro
Sia la nuova serie di Zerocalcare che quella dei The Jackal indagano lo stesso tema generazionale: il lavoro, quando manca e quando sfianca
Il tema occupazionale non è solo al centro dei dibattiti politici ed economici degli ultimi anni ma anche dei prodotti culturali che, ognuno nella propria modalità espressiva, ne setacciano le dinamiche e il peso che diventa macigno per le nuove generazioni.
Ne sono due esempi, seppur molto diversi, la nuova serie Netflix di Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo” e la serie Amazon “Pesci Piccoli” con i seguitissimi The Jackal.
Nel primo caso la chiave di lettura è soltanto superficialmente ironica. In una scena, profonda e a tratti straziante, Sara si scaglia contro l’amico Zero che l’accusa di infrangere i propri ideali pur di mantenere la propria posizione (precaria) di insegnante. Proprio lei definita dall’amico “il mio faro morale”. La risposta di Sara è una raccolta di sos lanciati dagli under40: “Sono stata 5 anni a sputare sangue prima all’Università, poi col dottorato, con tutti che mi dicevano ‘che brava puoi fare tutto nella vita!’. E invece sono dieci anni che sono tumulata in un capannone, a portare i caffè. Dieci anni senza una prospettiva e ti accorgi di essere stata ferma sempre nello stesso posto”.
I The Jackal ci provano con la sempre vincente ironia partenopea, incarnando personaggi qualunque di un’agenzia di comunicazione. Sottotitolo: tante idee, poco budget. È Fabio a lanciare una mina sottilissima, mentre tutto il team assiste ad una performance improbabile di Herbert Ballerina scelto come influencer per una campagna pubblicitaria: “Sette anni per prendere una laurea, quindi il master e poi devo vedere questo che scivola sul parquet”.
La forza espressiva dei due prodotti è tale perché nessuno si sentirà escluso, tutti ci si riconosceranno almeno in parte. Se una serie tv non può dare soluzioni, che ci si aspetta invece dagli organi competenti, è pur vero che può spingere a riflessioni, singole quanto collettive. A fine visione resta un inevitabile amarezza ma anche un senso profondo di comunità e di condivisione degli stessi tumulti.
Epica la frase finale della prima stagione di “Pesci Piccoli”: “E anche oggi non abbiamo salvato vite”. Perché se non possiamo risolvere tutto da soli, possiamo almeno riderci su. Insieme.
di Raffaela MercurioVOTO:
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